Sant’Angelo, in via della Moscova: una chiesa che si staglia sulla piazzetta omonima e sulla fontana di San Francesco e che non solo costituisce uno dei pochi grandi monumenti milanesi ad aver conservato il suo carattere seicentesco ma conserva al suo interno una vera e propria vera galleria della pittura lombarda tra manierismo e barocco. Attualmente la chiesa di Sant’Angelo è la sede milanese dell’Ordine dei frati minori osservanti di San Francesco.

  1. La chiesa di Sant’Angelo
  2. L’interno di Sant’Angelo
  3. La storia del convento di Sant’Angelo
  4. Come arrivare
  5. Approfondimenti

La chiesa di Sant’Angelo

La costruzione della chiesa di sant’Angelo iniziò nel 1500, sotto l’egida del governatore Ferrante Gonzaga, desideroso di offrire ai frati di san Francesco una nuova sede, in modo da compensare la demolizione del loro antico convento in seguito all’ampliamento delle fortificazioni della città. Il progetto per l’edificazione della nuova chiesa venne affidato all’architetto di fiducia del Gonzaga, Domenico Giunti, già all’opera nella costruzione dei bastioni spagnoli, che concepì un edificio a croce latina a una sola navata coperta da volta a botte, terminante in un grande coro rettangolare sopraelevato. I lavori per il corpo centrale iniziarono nel 1552 sotto la guida di Domenico Giuntallodi, seguendo uno stile aderente ai canoni rinascimentali. La facciata fu invece completata molto più tardi, nel 1630, da un seguace dell’Alessi: il suo aspetto è intervallato dalla presenza di statue di Marco Antonio Prestinari, uno scultore attivo anche nel cantiere del Sacro Monte di Varese. Il prospetto anteriore si presenta suddiviso in due ordini, a colonne tuscaniche quello inferiore e a lesene ioniche quello superiore. Come abbiamo detto, in nicchie a timpano curvo sono collocate diverse statue di santi francescani che vanno così a spezzare la severità della facciata mentre sopra il portale maggiore troneggia un bassorilievo raffigurante San Michele che sconfigge il diavolo. L’ordine superiore, raccordato a quello inferiore dalle statue sul cornicione, è caratterizzato da tre finestre sormontate da timpani spezzati, simili a quelli realizzata dall’ Alessi per Palazzo Marino: all’interno dei timpani di Sant’Angelo troneggiano una statua della Madonna al di sopra della finestra centrale e due busti di monache al di sopra delle finestre laterali.

Infine il corpo centrale è collegato alle navate laterali tramite due volute terminanti in altrettanti statue mentre la facciata termina in un timpano su cui sono presenti statue di angeli. A differenza della facciata, così ricca di statue che conferiscono all’insieme un’austera eleganza, il fianco che dà su via Moscova risulta invece estremamente sobrio, quasi a volere lasciare il posto d’onore allo snello campanile a cella a serliana con oculi sommitali.

L’interno di Sant’Angelo

L’interno della chiesa di Sant’Angelo è a croce latina e si articola in una vasta navata unica, coperta da volta a botte, cui segue un ampio transetto e un profondo presbiterio: elementi che nell’insieme contribuiscono ad amplificare la sensazione di solennità che si prova entrando nell’edificio sacro.

Sant'Angelo - interno

Sono presenti ben diciannove cappelle laterali (otto per lato più tre nel transetto) difese da alte cancellate, sia gentilizie sia di varie corporazioni e patronati, tutte decorate con opere d’arte che coprono diversi secoli, lungo un arco di tempo che si estende dal XVI secolo per giungere fino al secolo XIX, permettendo così ai visitatori di compiere un vero e proprio viaggio lungo l’arte pittorica.

Sant'Angelo - interno

Lo abbiamo già detto, ma ripetuta iuvant, la chiesa di Sant’Angelo conserva al suo interno un patrimonio decorativo eterogeno, frutto dei vari interventi di abbellimento realizzati nel corso dei secoli, non sempre coerenti tra loro e con l’impianto architettonico originario. Tra le tele presenti, il nome che figura maggiormente è senza dubbio quello dei Procaccini: qui, infatti, furono all’opera tutti i fratelli Procaccini (Camillo, Carlo Antonio e Giulio Cesare).Ma anche altri maestri dell’arte pittorica hanno prestato la loro opera per realizzare i capolavori che adornano la chiesa di Sant’Angelo: troviamo quindi i lavori di Simone Peterzano, Panfilo Nuvolone, il Morazzone, i fratelli Fiamminghini (terza cappella di destra), solo per citarne alcuni. Poiché per ovvie ragioni di spazio sarebbe impossibile un esame dettagliato di tutte le numerose cappelle, approfondiremo quelle per noi maggiormente significative, limitandoci a elencare le rimanenti.

Iniziando dal lato destro, la prima cappella è dedicata a Santa Caterina d’Alessandria ed è un profluvio di opere d’arte, dedicate al ciclo sull’omonima santa. Si inizia con la pala sull’altare: una copia della pala di Gaudenzio Ferrari, originariamente qui collocata, è oggi è conservata alla Pinacoteca di Brera cui venne donata dal governo austriaco che l’acquistò in seguito alla soppressione del convento. La tela era stata commissionata nel 1540 dal senatore Giacomo Gallarati per la propria cappella di famiglia nella precedente chiesa di Sant’Angelo, e successivamente trasportata nella chiesa attuale. I Gallarati erano un’influente famiglia milanese, che rivestiva un ruolo importante nella vita politica e militare della città: la commissione del quadro al Ferrari era una dimostrazione di tale prestigio di famiglia, considerando che il pittore vercellese era, all’epoca, uno degli artisti più famosi della scena italiana. Il quadro testimonia la forte influenza che ebbe su Gaudenzio Ferrari il Giudizio Universale di Michelangelo: al centro è ritratta Santa Caterina durante il suo martirio, proprio nell’attimo in cui, dall’alto, giunge un angelo munito di spada per salvare la santa dalle ruote del martirio.

Santa Caterina - Gaudenzio Ferrari

Santa Caterina – Gaudenzio Ferrari

Le tele laterali sono del cremonese Antonio Campi che qui ha dato prova di una forte maestria nel forte contrasto luce-ombra, andando a costituire proprio un precedente lombardo alla pittura di Caravaggio, di cui anticipa i giochi di luce per cui diventerà famoso. La tela di destra è la Decapitazione, mentre quella di fronte è L’imperatrice Faustina visita Santa Caterina in carcere. In quest’ultimo quadro la scena è appunto contraddistinta da un gioco armonico di luci e ombre generate da diverse sorgenti: abbiamo così la luce proveniente dal carcere di origine quasi ultraterrena, quella proveniente dalla torcia e infine la luce naturale della luna. E proprio questa tela merita tutta la visita alla chiesa di Sant’Angelo, complice anche il recente restauro di cui è stata recentemente oggetto. Qui, infatti, Antonio Campi ha messo in campo tutta la sua capacità pittorica, con una cura dei dettagli a dir poco sublime: si va agli abiti dei personaggi alle deiezioni del cagnolino al centro in basso, dalla resa dei capelli dei due ragazzi che aprono la fila in direzione della Santa ai giochi di luce che orchestrano la dinamica all’interno della scena.

Santa Caterina visitata in carcere dall’imperatrice Faustina - Antonio Campi

Santa Caterina visitata in carcere dall’imperatrice Faustina – Antonio Campi

Procedendo lungo il lato destro della navata si incontrano la cappella di San Francesco, con affreschi dei Fiamminghini, la cappella dello sposalizio della Vergine, la cappella di San Matteo e quella di San Luca, la cappella di San Gerolamo e infine quella di Sant’Antonio da Padova.

Nella cappella dedicata a San Michele arcangelo, la prima a sinistra, troviamo le opere di Panfilo Nuvolone: si tratta di opere che, nonostante siano state realizzate nel primo decennio del Seicento, quindi teoricamente più vicine al nascente spirito barocco, risentono in realtà ancora dello spirito manierista. La pala centrale raffigura La Vergine fra San Girolamo e San Michele che scaccia il demonio, mentre gli altri episodi sono allegorie delle virtù.

Nella seconda cappella sulla destra, intitolata a San Carlo Borromeo possiamo ammirare una splendida tela del Morazzone, San Carlo in Gloria, realizzata nel 1611, subito dopo la canonizzazione del santo: opera di elevata qualità pittorica il cui disegno vivace, unito a una rigorosa eleganza stilistica, inchioda lo sguardo ammirato del visitatore, quasi a volergli impedire di procedere oltre.

Sant'Angelo - cappella Borromeo

Sant’Angelo – cappella Borromeo

Procedendo sul lato sinistro ecco la cappella di San Diego di Alcalà completamente affrescata da Camillo Procaccini, la cappella di San Pietro di Alcantara con affreschi del Morazzone, la cappella di Sant’Agata e San Omobono.

Una menzione speciale è necessariamente riservata alla quinta cappella sul lato sinistro, cappella Durini: si tratta di uno splendido esempio di barocchetto milanese, che riunisce i lavori di diversi artisti che hanno dato vita a un complesso armonico e ricco in cui sculture, marmi, dipinti ed affreschi si fondono in un complesso armonico e di grande impatto visivo. Il progetto venne realizzato nella seconda decade del Settecento, finanziato dalla potente e facoltosa famiglia Durini in vista della sepoltura dei suoi membri più influenti, assicurandosi la nuova intitolazione della cappella, precedentemente dedicata a Santa Margherita. Lo scultore Giuseppe Rusnati è autore del complesso statuario, il Legnanino delle tele, mentre la volta è frutto del lavoro di Giovan Battista Sassi, specializzato nelle figure allegoriche, e il Castellino, autore delle caratteristiche quadrature formate da fantasiose architetture mistilinee ornate da fiori. È impossibile non sostare ammirati davanti a questa cappella, con il suo profluvio di marmi policromi, su cui si staglia la statua, anch’essa in marmo di Carrara, di San Giacomo apostolo rappresentato con la tradizionale conchiglia di San Giacomo, simbolo del pellegrinaggio nella città di Santiago de Compostela, che ricorre anche nella decorazione marmorea. Alle pareti le tele rappresentano storie di San Giacomo e di San Giovanni, sormontate da putti e tondi con le statue allegoriche della Fede e della Penitenza. Nella cupola, angeli portano il vessillo di San Giacomo.

Sant'Angelo - cappella Durini

Sant’Angelo – cappella Durini

Nel transetto segnaliamo per la sua particolarità il monumento funebre a Beatrice Casati: particolarità che risiede nel costituire un raro esempio di monumento sepolcrale femminile di inizio Cinquecento.

Sant'Angelo - monumento funebre

Sant’Angelo – monumento funebre Beatrice Casati

Ed eccoci giunti al presbiterio, dove ad attenderci troveremo un vasto ciclo di affreschi che ci procurerà ben più di un torcicollo nel tentativo di riuscire a cogliere tutti i dettagli di questa opera d’arte. Qui, infatti, possiamo ammirare tutta la maestria di Camillo Procaccini che qui ha realizzato una serie di cicli di affreschi di straordinaria bellezza: si tratta dell’Assunzione di Maria contornata nei quattro scomparti laterali da schiere di angeli musicanti, con i loro strumenti a corda e a fiato, realizzati con tale dovizia di particolari da lasciare stupefatti. Gli affreschi sono caratterizzati dai delicati accordi cromatici delle vesti degli Angeli, su cui domina, in maniera del tutto insolita, il lilla delle nubi sullo sfondo.

Sant'Angelo - presbiterio

Sant’Angelo – presbiterio

Prima di passare alla sagrestia, una fermata d’obbligo davanti all’altare maggiore barocco, in marmi policromi e pietre dure, scolpito nel 1708 da Giovanni Battista Dominioni, così come le sovrastanti statue. Nella sagrestia, con i suoi mirabili mobili in noce, fa bella mostra di sé una lunetta di Giulio Cesare Procaccini del 1610 circa raffigurante Gesù deposto e compianto da una schiera di angeli. Infine il chiostro , in particolare il secondo, lungo le cui pareti i fratelli Procaccini diedero vita a un ciclo pittorico con le imprese compiute dagli angeli e commentate in versetti. Purtroppo dell’intero ciclo rimangono solo pochi frammenti, conservati in quella porzione della chiesa di Sant’Angelo facente parte della zona di clausura il cui accesso è vietato alle donne.

La storia del convento di Sant’Angelo

L’edificazione del convento di Sant’Angelo dei frati francescani si deve all’arrivo in città di San Bernardino da Siena, rappresentante dell’Osservanza della vita francescana e dotato di un’abilità oratoria tale che le sue predicazioni riuscivano a toccare anche gli animi più coriacei, portandoli alla conversione. La sua opera evangelica ebbe grande seguito anche a Milano, raggiungendo esponenti della vita pubblica e dell’amministrazione cittadina. Particolarmente toccato dalle parole di Bernardino fu il duca Filippo Maria Visconti, che decise di fargli dono, nel 1421, della cappella ducale di San Giacomo a Pavia e della chiesa di Sant’Angelo a Milano.

San Bernardino da Siena

San Bernardino da Siena

Sulle sponde del naviglio Martesana, per la precisione tra Porta Nuova e Porta Garibaldi, esisteva già dal 1200 una piccola chiesa con relativa costruzione annessa, intitolata a Sant’Angelo: fu proprio questo complesso ad essere donato dal Visconti a San Bernardino per l’edificazione di un convento che ospitasse i suoi confratelli. Ovviamente la chiesetta preesistente era troppo piccola per soddisfare le esigenze di un ordine in rapida ascesa come quello dei francescani: di conseguenza venne completamente ricostruita, trasformandola in una grande chiesa di stile lombardo che fu dedicata a Santa Maria degli Angeli. Il secolo successivo vide l’ulteriore ampliamento del convento, che arrivò a contenere ben sette chiostri: numero che dà l’idea dell’importanza assurta da questo centro nel cuore della vita spirituale, e non solo, di Milano. Purtroppo a un periodo di relativa tranquillità seguì un periodo di tumulti e di guerre che portarono le autorità cittadine, nella persona del governatore Ferdinando Gonzaga, a mettere in atto un piano di ammodernamento e di fortificazione della città, che prevedeva, tra l’altro, una serie di migliorie delle fortificazioni esistenti allo scopo di ottenere una cinta muraria più resistente. Fu quindi deciso l’innalzamento delle mura spagnole: purtroppo il convento di Santa Maria degli Angeli si trovava proprio sulla linea di edificazione e di conseguenza nel 1551 l’autorità civile decise di raderlo al suolo per procedere ai lavori. Come abbiamo visto, a titolo di risarcimento, venne trovata una nuova sede per il convento, individuandola in un appezzamento di terreno di 100 pertiche compreso tra le attuali via Moscova e corso di Porta Nuova.

Sant'Angelo - incisione Dal Re, 1697

Sant’Angelo – incisione Dal Re, 1697

I secoli successivi costituirono un periodo decisamente felice per la chiesa di Sant’Angelo e l’annesso convento, che vide crescere la sua influenza non solo sul territorio milanese ma anche su quello italiano. Qui infatti, tra le sue mura, oltre alle celle di ordinanza per i frati residenti, avevano sede anche l’appartamento prelatizio per il Padre Generale e il suo seguito, la Curia del Padre Provinciale che aveva il governo di tutti i Frati Osservanti della Lombardia, l’Infermeria dei religiosi, il Seminario dei Chierici Teologi. Erano inoltre presenti una spezieria aperta al pubblico ma soprattutto una biblioteca contenente più di 7000 volumi, preziosi incunaboli, pergamene e carte di Papi e Imperatori. Purtroppo questa straordinaria raccolta andò completamente distrutta in un incendio divampato nella notte del 7 marzo 1746 a causa dei vicini bivacchi delle truppe spagnole. Ma l’incendio fu solo il preludio di un destino ancora più avverso: nel 1810, in seguito al decreto di Napoleone che imponeva la soppressione degli ordini religiosi, il convento di Sant’Angelo venne chiuso e i frati costretti a disperdersi. La situazione non si modificò con l’Unità di Italia, anzi: i beni religiosi furono confiscati per legge e il convento di Sant’Angelo divenne prima possedimento del Demanio e poi del Comune che vi installò il Tribunale Militare. Fu solo nel 1922 che i frati poterono tornare a prendere possesso della chiesa di Sant’Angelo: ma ormai troppo tempo era passato e la comunità religiosa poté riavere solo una piccola parte del grandioso convento, il primo e il secondo chiostro, poiché nella rimanente area erano già sorte abitazioni private e vie pubbliche. Inoltre i chiostri erano in condizioni di degrado tale da dovere essere abbattuti, perdendo così una parte considerevole degli affreschi conservati. L’attuale convento venne edificato negli anni compresi tra il 1940 e il 1954: lo spazio occupato è decisamente inferiore rispetto a quello originario, limitandosi su un lato della chiesa ed elevandosi per quattro piani.

Come arrivare

La chiesa di Sant’Angelo si affaccia sulla piazza omonima, lungo via della Moscova e la si può raggiungere, partendo dalla sede di International Residence in via Gustavo Modena 4, con una bellissima passeggiata attraverso i famosi giardini Indro Montanelli di Palestro.

In alternativa è possibile utilizzare i mezzi del trasporto pubblico le cui fermate sono situate a pochi passi di distanza dalla sede di International Residence.

Approfondimenti

Per ulteriori letture sulla chiesa di Sant’Angelo, rimandiamo al sito ufficiale: https://www.conventosantangelo.it/

Per approfondimenti su argomenti inerenti alla chiesa di Sant’Angelo consigliamo le seguenti risorse: Monastero di San Bernardino, 1472, Abbazia del Casoretto: dal 1470