Una chiesa quasi sconosciuta, poco distante da piazzale Loreto, incastonata tra palazzi che mortificano il suo fascino, lungo vie di traffico ingolfato tra viale Lambrate e via Andrea Doria, su una delle direttrici che portano verso Lambrate e la tangenziale est. L’abbazia del Casoretto è uno di quei preziosi monumenti accanto ai quali sovente passiamo distratti: veri e propri tesori che ci portano la testimonianza di un passato importante.

  1. La storia
  2. La chiesa
  3. Il chiostro
  4. Come arrivare

La storia

L’abbazia di Casoretto, conosciuta anche come Chiesa di Santa Maria Bianca della Misericordia, era una delle tre chiese di pellegrinaggio poste all’entrata di Milano, insieme a Santa Maria Rossa a Crescenzago (di quest’ultima abbiamo parlato qui) e a Santa Maria Nera di Loreto, oggi scomparsa. La costruzione della chiesa vera e propria ebbe inizio intorno al 1470 e vi prestano la propria opera personaggi di spicco dell’architettura e dell’ingegneria dei tempi: tra gli altri Guiniforte Solari, architetto ducale che già si occupava degli ampliamenti dell’ospedale Maggiore e progettista di Santa Maria delle Grazie. In particolare al Solari vengono attribuiti il tetto a capanna della facciata e i contrafforti intercalati da finestre sui lati che hanno donato alla chiesa di Casoretto una struttura simile a quella di Santa Maria delle Grazie. Ma la vita di questa comunità era iniziata molto prima, agli inizi del ‘400, quando in questa zona suburbana di proprietà del nobile Pietro Tanzi, dopo il restauro della chiesa, iniziarono a confluire i canonici lateranensi appartenenti alla comunità di Santa Maria della Frigionaia in Lucca. il primo priore della congregazione dei Canonici Regolari di Casoretto venne eletto il 27 agosto 1406 e negli anni seguenti si operò alla sistemazione delle abitazioni dei religiosi. In epoca sforzesca l’Abbazia di Casoretto conobbe la massima prosperità, diventando un importante polo spirituale e centro di studi umanistici al punto che San Carlo Borromeo, amante di questo luogo e suo assiduo frequentatore, decise di affidare al suo architetto di fiducia Pellegrino Tibaldi alcuni lavori di ristrutturazione. Quindi, a partire dalla seconda metà del Cinquecento, l’edifico venne modificato trasformando le navate laterali in cappelle, (ma le navate furono successivamente ripristinate) e sostituendo le crociere della navata maggiore con una volta a botte. Purtroppo, come ripetutamente accadde nella nostra italica storia, anche l’abbazia di Casoretto dovette andare incontro a un periodo di degrado, in seguito alla soppressione della canonica nel 1772: la chiesa divenne infatti succursale di Turro, per poi diventare chiesa parrocchiale all’inizio del ventesimo secolo. Dovranno passare due secoli prima che l’abbazia di Casoretto venga fatta oggetto di lavori di restauro: fu solo nel 1927 che la facciata venne restaurata dall’architetto Annoni, restituendole l’impianto quattrocentesco. Ma non tutti i lavori di restauro vennero eseguiti rispettando le proporzioni originali, come accadde nel 1943 quando l’architetto Zanchetta realizzò il nuovo coretto a sinistra dell’altare maggiore, alterando così la planimetria dell’edifico.

La chiesa

Impossibile non notare la chiesa di Casoretto, che si staglia lungo l’omonima via con la sua monumentale facciata in cotto profilato su uno slargo che dà origine alla piazzetta San Materno. L’ingresso della chiesa è preceduto da un selciato in rizzada, che raffigura la rosa dei venti, dove rizzada è il termine dialettale che identifica una superficie esterna tipica dell’area lombarda, pavimentata con ciottoli di fiume levigati, ognuno diverso dall’altro, utilizzati senza essere modificati. I ciottoli sono conficcati a secco nel terreno, dando così forza e compattezza a questo tipo di pavimentazione. Proprio per queste sue caratteristiche la rizzada era in grado di mantenere il drenaggio del terreno consentendo di camminare sull’asciutto in caso di pioggia, in quanto l’acqua scorreva agevolmente tra le piccole gole create dalle rotondità dei ciottoli. Come abbiamo detto l’interno della chiesa è stato oggetto di interventi trasformativi nel ‘500: mentre le tre navate sono state ripristinate secondo il progetto originario, è rimasta invece la volta a botte che aveva sostituito quella a crociera. La chiesa di Casoretto ospita tra le sue sacre mura notevoli opere d’arte: nella parte sinistra del transetto troviamo l’affresco con la Vergine Bianca della Misericordia, attribuita ad un maestro lombardo seguace della scuola di Pisanello e che dà il nome alla chiesa stessa. La Vergine Maria è ritratta vestita di un abito candido bordato d’oro e nell’atto di adorare il Bambino Gesù, disteso sull’erba. La chiesa ospita anche tele del Cerano, del Nuvolone e di Camillo Procaccini. Dietro all’altare maggiore è presente una grande tela della prima metà del diciassettesimo secolo, di autore anonimo, che rappresenta in dettaglio l’aspetto dell’abbazia all’epoca dell’esecuzione del dipinto. Altro trittico notevole è quello situato nel secondo arco a destra raffigurante la Resurrezione di Cristo, tra Giovanni Battista e Giovanni Evangelista e attribuito al Bergognone.

Per un approfondimento sul trittico: qui

Il chiostro

Alla sinistra del complesso dell’abbazia di Casoretto troviamo il chiostro che, nonostante sia stato costruito nel tardo Quattrocento, richiama stilisticamente il romanico. Sebbene sia incompleta, presentando solo due ali, rappresenta comunque un momento molto alto delle architetture sacre di Milano, con il suo portico ad archi a sesto ribassato con volta a velette, sormontato da loggia. Attualmente adibito a cortile dell’oratorio, nei secoli passati era invece utilizzato per la conservazione di numerose lapidi, per lo più provenienti dalla chiesa.


Sito ufficiale Abbazia di Casoretto


Come arrivare

L’abbazia di Casoretto è facilmente raggiungibile dalla sede di International Residence, utilizzando sia il trasporto pubblico che mezzi propri. Vista la quantità di traffico abituale nella zona in cui è situata la chiesa, consigliamo l’uso dei mezzi pubblici.