Sant’Alessandro in Zebedia: uno tra gli esempi più straordinari del barocco milanese, una chiesa monumentale, in un angolo quasi nascosto di Milano che ci riporta indietro nel tempo, ai secoli della Controriforma e a un periodo contrassegnato da epocali cambiamenti.
Rechiamoci quindi alla volta di piazza Missori da dove, prendendo via Zebedia, raggiungeremo piazza Sant’Alessandro, dove ci aspetta Sant’Alessandro in Zebedia con la sua imponente facciata dalla ricca decorazione barocca, l’alta cupola, i due campanili gemelli.

  1. La storia
  2. La chiesa
  3. Come arrivare
  4. Approfondimenti

La storia

La zona che avrebbe visto sorgere Sant’Alessandro in Zebedia era precedentemente occupata, nel corso del 1500, da una chiesa primitiva, incastrata tra altre costruzioni e preceduta da una piccola cappella dedicata a San Pancrazio: alla fine del secolo tale chiesetta venne abbattuta sia per le precarie condizioni strutturali in cui versava sia per fare spazio ad un edificio più solenne.

La costruzione di Sant’Alessandro in Zebedia inizia nei primi anni del 1600, un’epoca questa caratterizzata da forti cambiamenti, anteriore ai fasti che avrebbero contrassegnato i secoli successivi. A cavallo del cambio di secolo infatti, Milano non solo aveva perso la sua sovranità, diventando provincia spagnola, ma era anche messa in ginocchio dalla carestia, dalle guerre che si erano succedute e dalle ondate di peste. Su questo sfondo di disperazione si stagliano le figure di San Carlo Borromeo e del cugino Federico Borromeo che, con le loro opere renderanno Milano uno dei maggiori centri europei della restaurazione cattolica. E in questo loro progetto di riforma della diocesi di Milano una parte importante la ebbe l’Ordine religioso dei Barnabiti, cui si deve proprio la costruzione della chiesa di Sant’Alessandro, nei cui lavori fu impegnato anche uno degli architetti più eclettici del tempo, Francesco Maria Richini (che abbiamo già visto all’opera nella colonna del Verziere). I lavori di costruzione di Sant’Alessandro in Zebedia procedettero abbastanza speditamente nonostante il crollo, avvenuto nel 1626, della prima cupola. Nel 1630 la chiesa venne aperta al culto sebbene mancassero ancora la parte superiore della facciata e il coro e un tetto provvisorio conseguente al crollo degli anni precedenti. La nuova cupola venne costruita nel 1693 ad opera di Giuseppe Quadrio, cui si deve anche la cripta. Altri lavori si protrarranno fino al secolo successivo: nel 1704 fu realizzato l’ordine superiore della facciata e il campanile sinistro (copia del destro) e nel 1717 gli ultimi lavori a realizzazione della scalinata di fronte alla chiesa.

Per quanto riguarda l’origine del nome, la titolarità della chiesa ha connotati leggendari: sembra infatti che sorga sulle rovine di un antico carcere romano detto di Zebedia in cui secondo tradizione sarebbe stato rinchiuso sant’Alessandro.

La chiesa

La maestosa facciata di Sant’Alessandro in Zebedia presenta due diversi stili, frutto delle diverse epoche e delle diverse menti che vi furono all’opera. La parte inferiore, quella più antica, portata a termine nel 1623, è infatti caratterizzata da linee solenni e severe mentre quella superiore, realizzata nel primo decennio del 1700 su disegno del barnabita Marcello Zucca, è invece un esempio del primo rococò milanese, caratterizzata quindi da forme mosse e linee curve. A completare l’aspetto esteriore della chiesa, ai lati dell’ingresso sono presenti due statue di San Paolo e San Pietro mentre sopra al portone centrale troviamo un rilievo con la visione di Sant’Alessandro della futura chiesa.

Una volta varcati i portoni di Sant’Alessandro in Zebedia è inevitabile rimanere colpiti dalla sua vastità: Sant’Alessandro è infatti chiesa solenne e trionfale. La spazialità assolutamente innovativa e di ampio respiro di questa chiesa è data dalla sua struttura che si articola sulla composizione fra due croci greche (quindi con transetto di dimensioni uguali alla navata) e una pianta centrale, con una profonda abside, progettata su modelli Bramanteschi e Michelangioleschi. Le navate sono tre, una centrale maggiore e due secondarie. Al centro si trova la campata centrale, significativamente più ampia delle altre e delimitata da quattro grandi pilastri che sostengono la cupola maggiore. Oltre alla cupola centrale sono presenti ben altre sette cupolette secondarie in corrispondenza ad altrettante cappelle che, insieme ai pilastri centrali e al grande organo di fronte alla seconda cappella di destra (il secondo organo della chiesa, il primo è quello in controfacciata), spezzano la visuale, alimentando la percezione di trovarsi in uno spazio molto più grande rispetto alle reali dimensioni della chiesa.

Le numerose cappelle presenti all’interno di Sant’Alessandro in Zebedia sono tutte riccamente decorate e sono posizionate simmetricamente: su ogni lato ne sono presenti tre, di cui quelle centrali hanno dimensioni maggiori mentre altre due sono poste al termine delle due navate laterali, sui fianchi del presbiterio. Da queste ultime si accede alla sagrestia e all’oratorio dell’Immacolata, detto cappella invernale, situati rispettivamente a destra e a sinistra del presbiterio. Essendo le cappelle così numerose, non è possibile darne una descrizione esaustiva: per questo ci limiteremo a citarne solo le principali caratteristiche, iniziando dalla navata destra. La prima cappella di Sant’Alessandro in Zebedia che merita di essere menzionata è la prima che si incontra ed è quella di San Pancrazio, che prende il nome dal titolare dell’oratorio abbattuto per far posto alla chiesa attuale e che sorge probabilmente dove in origine sorgeva l’oratorio omonimo. La cappella successiva è dedicata a San Giuseppe e ospita un grande altare a doppio ordine in marmi liguri multicolori con una pala del 1677 di Agostino Santagostino. Nella terza cappella, dedicata alla Vergine, trova posto la pala d’altare di Camillo Procaccini del 1612, raffigurante l’Assunzione di Maria dai toni semplici, pacati e armoniosi. Procedendo troviamo infine la cappella della Natività che, come abbiamo detto, è una delle due cappelle di passaggio e per questo si estende fino al presbiterio, risultando di conseguenza più sviluppata in lunghezza rispetto alla larghezza. Questa cappella ospita, tra gli altri, il capolavoro di Camillo Procaccini del 1615, “Adorazione dei pastori”.

Nella navata di sinistra troviamo la cappella del Crocefisso, con un altare marmoreo seicentesco dalla sobria struttura classica, con al centro l’austera pala di Camillo Procaccini, “Crocifissione”. La cappella successiva facente parte della coppia di cappelle centrali, di dimensioni maggiori rispetto alle altre, è intitolata alla Madonna Addolorata e presenta un altare riccamente decorato in marmi di diverso colore, con innesti lignei e bronzei. La terza cappella di sinistra è dedicata a San Giovanni Battista e si distingue per la sua sobrietà e per la tela attribuita a Daniele Crespi “la Decollazione del Battista”. L’ultima cappella è gemella di quella della Natività della navata destra ed è dedicata a sant’Alessandro Sauli.

Un altro aspetto colpisce il visitatore al varcare l’ingresso della chiesa: Sant’Alessandro in Zebedia è buia, a causa delle sue finestre, piccole e poco numerose. Poiché nel Settecento non mancavano certo le conoscenze tecniche necessarie, tale effetto è volutamente studiato per creare una penombra che renda indefiniti gli spazi sotto le grandi volte. A tale oscurità fanno da contrasto le ricchissime decorazioni: pareti e soffitti sono infatti ricoperti di affreschi, stucchi, dorature e bassorilievi raffiguranti storie dei santi e dei martiri del cristianesimo, opere realizzate da grandi maestri come Procaccini, Crespi, Moncalvo e i Fiammenghini. Tutto in questo edifici è stato realizzato con un fine ben preciso: Sant’Alessandro in Zebedia è stata infatti edificata per essere chiesa trionfale e la grandiosità delle sue proporzioni doveva servire per coinvolgere emotivamente i fedeli, affermando contemporaneamente l’autorevolezza dell’istituzione religiosa nel suo complesso.

Un ulteriore elemento di rilievo all’interno di Sant’Alessandro in Zebedia è costituto dai confessionali: in legno scuro e riccamente ornati si impongono alla vista per dimensioni e numero, sottolineando in questo modo il tema della penitenza, tanto caro alla Controriforma. In particolare i due più antichi, realizzati presumibilmente intorno al 1630, che fronteggiano il presbiterio, si distinguono in quanto realizzati in marmo e pietre semipreziose (anche se in realtà è solo quello destro ad essere originale, essendo l’altro una copia successiva). Qui siamo al cospetto di un’opera che mostra un rigore geometrico nella definizione delle linee unito alla sovrabbondanza barocca nella decorazione policroma delle pietre, in cui il risalto è attribuito alla rarità e bellezza dei materiali in sé a fronte di disegni semplici e geometrici. Le uniche decorazioni figurative presenti sui confessionali sono infatti il volto di Cristo al centro e nei pannelli laterali un insolito motivo rappresentante le orme dei piedi del Cristo.

Il pulpito, destinato ovviamente a rivestire un ruolo fondamentale, è riccamente decorato, per sottolinearne l’importanza: incastonato in un possente pilastro, circondato da quattro colonne, è impreziosito da pietre dure, corniole, ametiste, agate.

L’altare maggiore, eretto nel 1741 su disegno di Giovanni Battista Riccardi, è fra i più ricchi ed elaborati di Milano: presenta infatti pregevoli decorazioni ed è ornato con numerose pietre semipreziose di grandi dimensioni e marmi rari, provenienti dalle missioni barnabite della Birmania e del Vietnam.

Soffermiamoci infine sulla sacrestia che essendo stata a lungo, durante la costruzione della chiesa, l’unica parte già aperta al culto risulta strutturata come una piccola chiesa, con una sala rettangolare e un presbiterio quadrato in fondo, dominato dall’altare dotato di grande pala di Bernardino Campi. La parte superiore è decorata con affreschi, mentre quella inferiore è occupata da armadi in legno intagliato della fine del diciassettesimo secolo, in stile con gli stalli del coro e i confessionali in legno.

Come arrivare

La chiesa di Sant’Alessandro in Zebedia è situata in zona Missori ed è facilmente raggiungibile dalla sede di International Residence in via Gustavo Modena 4.

E’ possibile utilizzare sia mezzi di superficie che la linea 1 della metropolitana: entrambi situati a pochi passi di distanza dalla nostra sede.

Optando per l’autobus, la linea da prendere è la n°54, alla fermata di Piazza Risorgimento (due minuti a piedi) che vi lascerà a pochi passi di distanza, dopo una ventina di minuti di tragitto.

In alternativa si può prendere la linea 1 della metropolitana alla fermata Palestro (meno di 800 metri di distanza), scendere alla fermata Duomo e poi incamminarsi in direzione piazza Missori.

Infine, per chi ama passeggiare, la chiesa di Sant’Alessandro è raggiungibile con una camminata di circa 30 minuti, attraversando il centro storico della città.

Approfondimenti

Per ulteriori approfondimenti rimandiamo alle seguenti risorse:

https://www.barnabiti.net/

Santa Maria del Carmine: dal 1400 a oggi

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