Palazzo Serbelloni: uno dei palazzi aristocratici più eleganti di Milano, testimone di quel Settecento ricco di cambiamenti nei profili architettonici e culturali della città. Palazzo Serbelloni, con la sua magnificenza decorativa, il gusto neoclassico del suo linguaggio architettonico e l’atmosfera raffinata delle sue sale rispecchia infatti la Milano neoclassica, sede dei salotti dell’Illuminismo, città in rapida trasformazione proprio a partire dalla zona di Porta Orientale.

  1. La storia
  2. La famiglia Serbelloni
  3. Il palazzo
  4. Gli interni
  5. Il piano nobile
  6. La Sala Napoleonica
  7. Come arrivare
  8. Approfondimenti

La storia

Milano, a cavallo tra Settecento e Ottocento: è questo il contesto storico in cui inizia a splendere l’astro della famiglia Serbelloni. Finiti i secoli della dominazione spagnola, durante i quali la città aveva vissuto quasi in uno stato di torpore, il nuovo dominio austriaco, con le riforme teresiane, diede nuovo slancio allo sviluppo di Milano, ponendo le basi per quella che diventerà un importante centro dell’Europa risorgimentale. Non a caso furono proprio questi gli anni di maggior fulgore intellettuale, con la comparsa di un nucleo solido di pensatori illuministi del calibro dei fratelli Verri, di Cesare Beccaria, di Giuseppe Parini.

La costruzione di Palazzo Serbelloni inizia nel 1765 quando il duca Gabrio Serbelloni decise di erigere la propria residenza in questa zona di Milano, allora Porta Orientale, che proprio in quegli anni stava assistendo a un rapido mutamento nel proprio aspetto. Al posto degli orti e delle modeste case coloniche, infatti, iniziarono a comparire i primi palazzi in stile neoclassico, come Villa Belgiojoso (oggi sede della GAM) e Palazzo Bovara, che tra le sue mura ospitò lo scrittore francese Stendhal durante il suo soggiorno milanese.

Questo cambiamento nel contesto urbano della zona di Porta Orientale fu ulteriormente favorito dai lavori per l’apertura dei giardini di Palestro, con la concomitante trasformazione di corso Venezia in uno splendido viale carrozzabile, che conduceva fino ai bastioni, circondato da alberi di tigli, che in primavera addolcivano l’aria con il loro caratteristico profumo.

Porta Orientale -1840

Porta Orientale -1840

Il progetto per il palazzo venne affidato all’architetto Simone Cantoni, con un obiettivo molto preciso: il palazzo avrebbe dovuto testimoniare l’importanza e il gusto della famiglia Serbelloni, oltre a essere degna ad ospitare gli esponenti più illustri dell’Illuminismo milanese, da Pietro Verri al poeta Giuseppe Parini, che di casa Serbelloni fu precettore, nello specifico di Gian Galeazzo da cui trasse ispirazione per la figura del giovin signore nel suo poemetto “Il Giorno”.

La maestosità dell’edificio e la fastosità dei materiali che lo decorano rendevano Palazzo Serbelloni la perfetta cornice per banchetti, incontri galanti e serate danzanti, garantendogli un ruolo centrale anche negli anni successivi. Non a caso, proprio in queste stanze, soggiornarono in seguito i personaggi più influenti della storia: da Napoleone a Vittorio Emanuele II. E sempre qui, in anni più recenti, dal 1951 al 2015, ebbe la sede il Circolo della Stampa.

Attualmente Palazzo Serbelloni ospita la fondazione omonima che ha come mission la formazione, promozione e diffusione della cultura e dell’arte.

La famiglia Serbelloni

Fu Gabrio Serbelloni, o meglio Gabrio III, Duca di San Gabrio e discendente del Grande Gabrio, a dare inizio nel 1765 ai lavori per l’edificazione del palazzo omonimo, acquistando inizialmente Casa Trotti e negli anni successivi anche altre case adiacenti, in modo da ampliare l’area a disposizione per il nuovo palazzo, arrivando a occupare un’area di ben 4000 metri quadrati.

Gabrio Serbelloni -busto marmoreo

Gabrio Serbelloni -busto marmoreo

Ma chi erano i Serbelloni? Mai come in questo caso si può affermare che fortunato fu il matrimonio, anzi i matrimoni. Infatti, se da una parte il capostipite Gabriele, conosciuto come il “Grande Gabrio”, si era fatto strada grazie al suo ruolo di generale delle milizie pontificie e di procacciatore di armi, dall’altra fu il matrimonio della sorella Cecilia con Bernardino Medici a spalancare le porte per l’ascesa trionfale della famiglia. Cecilia e Bernardino Medici diedero infatti alla luce tre figli destinati a rivestire un peso rilevante sulla storia milanese: Giovan Angelo, il futuro papa Pio IV, Gian Giacomo detto il Medeghino, soldato di ventura che spadroneggiava sul lago di Como e infine Margherita, la futura madre di san Carlo Borromeo.

Tra il capostipite e l’ultima duca Serbelloni, Gabrio III, la dinastia dei Serbelloni vedrà i suoi membri ricoprire ruoli importanti e strategici in vari settori della vita cittadina, arricchendosi di sempre più importanti titoli nobiliari e acquisendo anche il privilegio di partecipare obbligatoriamente a tutte le future ambascerie della città, prerogativa che manterranno fino all’epoca napoleonica.

Stemma famiglia Serbelloni

Stemma famiglia Serbelloni

Mentre il Grande Gabrio era impegnato sui vari campi di battaglia, accumulando onori e ricchezze, i suoi famigliari a Milano iniziavano ad acquistare grandi lotti di Porta Orientale, riadattando case preesistenti. La prima a essere rilevata fu l’ampia area situata tra San Babila e la chiesa e il convento di Santa Maria dei Servi inglobando anche il palazzo della famiglia Mozzanica. Il portale di quest’ultimo palazzo, decorato con le insegne dei Mozzanica, rimase in loco fino agli anni ‘30 dell’Ottocento, per essere poi venduto quando si decise di costruire la Galleria De Cristoforis ed è oggi murato nel cortile di palazzo Trivulzio.

Sempre in questi anni i Serbelloni acquistarono anche una cappella nella chiesa di Santa Maria dei Servi destinata alla sepoltura di molti membri della casata. La famiglia nel frattempo si era andata allargando, al punto che il primo palazzo nella Corsia dei Servi non era più sufficiente a contenere tutti i membri e i rispettivi ospiti: di conseguenza nel 1565 ne verrà sistemato un secondo di dimensioni maggiori, sul corso di Porta Orientale.

Il palazzo

Palazzo Serbelloni si affaccia, con le sue forme sobrie e imponenti, su corso Venezia: splendido esempio di palazzo neoclassico che alla sobrietà degli esterni contrappone interni riccamente decorati. Come abbiamo già avuto modo di dire, il progetto per il palazzo venne affidato all’architetto Simone Cantoni: l’appartamento “di comodità” era previsto nell’ex palazzo Trotti, contrapponendosi all’appartamento “di parata” situato invece verso il corso. Tra i due appartamenti si distendeva il grande cortile rettangolare.

La parte centrale della facciata è enfatizzata da una grande loggia rientrante, definita da pilastri e colonne ioniche sormontate da un timpano decorato con bassorilievi, sovrastata da un timpano triangolare svuotato al centro da un’apertura semicircolare. Per la costruzione della facciata furono scelti materiali pregiati: granito di Baveno per la parte inferiore fino al piano nobile, colonne, pilastri e lesene; pietra di Viggiù per il poggiolo, la loggia, l’architrave e il cornicione.

Palazzo Serbelloni - facciata su corso Venezia
Palazzo Serbelloni – facciata su corso Venezia

Il prospetto di palazzo Serbelloni presenta un unicum nell’architettura milanese del periodo: una finestra a semicerchio nel frontone, inserita per assolvere esigenze non solo estetiche ma anche strutturali. Le decorazioni in facciata sono in linea con la sobrietà del palazzo: a spiccare è un altorilievo di Francesco Carabelli, che rappresenta Sant’Ambrogio contro i nemici, il rientro dei milanesi dopo l’esilio del 1162-1167 e la missione dei milanesi a Costantinopoli.

Palazzo Serbelloni- dettaglio facciata

Palazzo Serbelloni- dettaglio facciata

Purtroppo i bombardamenti su Milano durante la seconda guerra mondiale hanno colpito pesantemente Palazzo Serbelloni, causando la perdita irrimediabile di elementi strutturali di pregio, soprattutto nella parte sud-est dove andarono completamente distrutti gli interni decorati dal Traballesi, la pinacoteca, l’archivio, l’imponente biblioteca con i suoi 75.000 volumi, solo per citare alcune di tali gravi perdite. Alla fine delle ostilità, di tutto l’intero corpo del palazzo solo il soffitto e i serramenti della parte verso il corso e di un terzo di quello verso via San Damiano come lo scalone erano riparabili: il resto dell’edificio era invece completamente inagibile.

Fu solo grazie a un imponente lavoro di restauro, messo in campo dal conte Sola Galbiati, che fu possibile riportare palazzo Serbelloni ai suoi antichi splendori. L’unica parte che non si poté riportare alla vita era il giardino, un tempo uno dei più grandi giardini di tutta la città, che si estendeva per quasi 1 chilometro, da via San Damiano a via Serbelloni.

Gli interni

Superato l’androne e l’ampia corte rettangolare, ad accoglierci il piano terra di palazzo Serbelloni con i suoi grandi spazi: un grande atrio di entrata, un’anticamera, un cortile di proporzioni monumentali con grandi portici e androni. Ma non solo: un giardino che era praticamente un parco, il teatro, gli uffici amministrativi, varie sale per associazioni, i magazzini, che si sviluppavano in un’area di servizio collegata con un imbarcadero al Naviglio, per approvvigionarsi di derrate giornaliere fresche per mezzo di barconi direttamente dal feudo Serbelloni a Gorgonzola.

Sempre al piano terra si trovava la meravigliosa biblioteca, purtroppo distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, e che apriva le sue porte una volta alla settimana per tutti coloro che volessero consultare la sua preziosa collezione, composta da 75.000 volumi.

Uno splendido salone a tenaglia collegava il pianoterra al piano nobile: purtroppo anche lui andato perduto e sostituito con una scala elicoidale, anch’essa di forte impatto visivo. Al piano superiore si spalancano stanze le cui decorazioni, il cui aspetto è conservato negli archivi della Biblioteca Ambrosiana, lasciavano stupefatti e meravigliati i fortunati ammessi in questa parte di Palazzo Serbelloni. A riempire gli occhi una serie di arazzi, bronzi, marmi, porcellane di Sassonia e cinesi, quadri di Velasquez, affreschi di Giuliano Traballesi, eleganti stucchi e intagli di Giuseppe Albertolli, solo per citare alcuni esempi delle molteplici bellezze che decoravano questi ambienti.

Palazzo Serbelloni- scala elicoidale

Palazzo Serbelloni – la scenografica scala elicoidale

La campagna decorativa degli spazi interni di Palazzo Serbelloni venne realizzata in momenti diversi: si possono quindi distinguere tre diverse tipologie di decorazione, corrispondenti ai tre diversi periodi di attuazione:

  • I decori della sala napoleonica
  • Le grisailles: decorazioni monocrome dipinte come un finto stucco modellato con figure, cornici e rosoni, presenti nella sala Gian Galeazzo e nella sala Parini
  • Le grottesche ossia raffigurazioni di esseri favolistici e mitici che si fondono in decorazioni geometriche e naturalistiche e sono rintracciabili nel boudoir e nella sua piccola anticamera: figure fantastiche, di simboli e colori vivaci che fanno da cornice alle storie tratte dal mito di Amore e Psiche.

Il piano nobile

Qui, al primo piano del palazzo, si aprono una serie di stanze riccamente decorate, ciascuna dotata di camino secondo il gusto francese: la sala napoleonica, le sale Parini e Gian Galeazzo, i boudoir, sono solo alcuni degli spazi che accoglievano i membri della famiglia Serbelloni e i loro fortunati ospiti. Ma protagonista incontrastata è senza dubbio la sala napoleonica.

Palazzo Serbelloni - il piano nobile

La Sala Napoleonica

L’influenza della famiglia Serbelloni raggiunse un livello tale da consentire loro di aprire le porte della loro residenza a Napoleone Bonaparte e alla moglie Josephine Beauharnais, il 15 maggio 1796, durante la marcia del condottiero corso verso la Lombardia con l’Armata d’Italia. Gian Galeazzo Serbelloni, allora comandante della Milizia Urbana di Milano, venne a tal punto conquistato dalle idee napoleoniche, da essere soprannominato come “duca repubblicano”.

La sala Napoleonica, o sala Bonaparte, celebra proprio la permanenza di Napoleone a palazzo Serbelloni tra 1796 e il 1797 e la sua amicizia con il duca Serbelloni. Si tratta della parte più riccamente decorata di tutto il palazzo, che occupa ben due piani: era questo, infatti, l’ambiente deputato ai balli, alle rappresentazioni teatrali e ai concerti musicali, frequentemente organizzati a favore dell’aristocrazia culturale della città.

Sala Napoleonica

In questi spazi molteplici sono i motivi ornamentali, caratterizzati da materiali e motivi differenti: un tripudio di scagliole (tecnica di intarsio nata a cavallo del 500/600 per “imitare” marmi e pietre dure con una mescolanza di un tipo di gesso fine usato in architettura), di stucchi con fogliami e puttini e pitture policrome. Sopra le porte non possono passare inosservate le decorazioni di chiaro stampo ottocentesco e romantico: gruppi di fiori che catturano lo sguardo con la freschezza dei loro colori. Infine gli imponenti lampadari, originali della metà del XVIII secolo, in cristallo di rocca di Boemia.

Come arrivare

Palazzo Serbelloni si trova in corso Venezia 16, davvero a due passi di distanza dalla sede di International Residence in via Gustavo Modena 4: basta quindi una breve passeggiata attraverso piazzetta Duse o via Cappuccini per raggiungere il palazzo.

Approfondimenti

Per pianificare una visita a Palazzo Serbelloni, consigliamo di visitare la pagina ufficiale della Fondazione: https://www.fondazioneserbelloni.com/

Per approfondimenti su argomenti inerenti a Palazzo Serbelloni rimandiamo alle seguenti risorse: Palazzo Trivulzio, gioiello del ‘700, Palazzo Marino: dal 1558 storia di una maledizione