Palazzo Marino è il proscenio della storia che stiamo per raccontare, i cui elementi si intrecciano in una mescolanza di realtà e leggenda. Protagonista indiscusso è il conte Tommaso Marino, ricco genovese che lavora al soldo degli spagnoli, noto per la sua ricchezza e arroganza. L’anno da cui la storia prende la mosse è il 1553, epoca di dominazione spagnola della città di Milano. Palazzo Marino era ancora un cantiere: proprio in questi anni vengono poste le prime pietre di quello che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere il palazzo più suntuoso della città.

  1. La storia
  2. Il matrimonio riparatore
  3. Un omicidio
  4. La profezia si avvera
  5. La leggenda
  6. La filastrocca
  7. Approfondimenti

La storia

Questa è una storia tragica: elementi leggendari l’hanno man mano arricchita, saldandosi a fatti storici e tramandandosi lungo i secoli, passando da una generazione all’altra. E’ storica la figura di Tommaso Marino: arrivato da Genova a Milano dove costruì una enorme fortuna. Tommaso, sposato con Bettina Doria, era uno tra gli uomini più influenti della città: abile uomo di affari, era alle dipendenze degli spagnoli essendo fermiere del sale e tesoriere generale del ducato di Milano. ( Fermiere è termine che in antichità disegnava colui che riscuoteva le imposte, dette appunto ferme). Questi ruoli gli permettevano un tenore di vita all’insegna del lusso più sfrenato ma, al tempo stesso, gli attiravano l’astio di molti suoi concittadini. L’arroganza di Marino lo spinse ad affidare la costruzione di quella che avrebbe dovuto essere la sua residenza al più famoso e costoso architetto dell’epoca: Galeazzo Alessi. Le intenzioni del Marino erano molto chiare: il palazzo avrebbe dovuto riflettere la ricchezza e l’importanza della sua figura, in un trionfo di sfarzo, degno del suo nome. Per la costruzione del suo palazzo Tommaso scelse la zona centrale di Piazza San Fedele e non esitò a espropriare e far radere al suolo tutte le case che sorgevano in quell’area.  E tale scelta fu per qualcuno la classica goccia che fece traboccare il più classico dei vasi. Proprio a questo punto iniziano le contaminazioni con elementi leggendari. Si narra infatti che qualche cittadino (un frate, secondo un’altra versione della storia) vessato dalle tasse prese a tal punto in odio il Marino da gettare una maledizione sul suo palazzo “la splendida magione, quando fosse giunta a compimento, sarebbe andata in rovina, o sarebbe passata di mano, finendo nelle mani di un altro ladrone”.

Il matrimonio riparatore

Le leggende, lo sappiamo, hanno un fondo di verità. Infatti gli eventi andarono esattamente nel modo profetizzato dalla maledizione. Prima di addentrarci nella versione leggendaria, seguiamo ancora per un attimo il corso della storia. A Tommaso Marino iniziò a capitare una disgrazia dopo l’altra. La costruzione del palazzo, iniziata nel 1558, si protrasse oltre le attese, con un cospicuo aumento dei costi che andò a intaccare pesantemente le risorse finanziare del potente cittadino. Quale rimedio per rimpinguare le sostanze di famiglia, se non il più classico dei matrimoni combinati? E fu così che la figlia Virginia venne fatta sposare al nobile spagnolo Martino de Leyva. E da questa unione nacque colei che divenne immortale grazie alla penna del Manzoni: Marianna, la cui vicenda di monacatura forzata ispirò ad  la tragica storia della Monaca di Monza. Sempre secondo la voce popolare Marianna nacque nella desolazione di un Palazzo Marino completamente abbandonato e in decadenza.

La monaca di Monza

Gertrude, la manzoniana monaca di Monza

Un omicidio

Tuttavia una disgrazia ancora più grande pendeva sulla famiglia Marino: il secondogenito Niccolò in un delirio di gelosia uccise, dopo due anni di matrimonio, la propria moglie, figlia del console spagnolo. Per sfuggire alla giustizia spagnola, il giovane prese la fuga e di lui si persero le tracce. Diverse sono le voci che circondarono questa scomparsa: secondo alcuni  Niccolò venne ucciso a Genova da sicari inviati dalla famiglia della moglie; secondo altri abbracciò la vita monastica in seguito a una visione mistica (riecheggiando in questo modo la figura dell’Innominato, per rimanere in tema manzoniano). Poiché Federica Sciarelli non era ancora stata inventata, il mistero non fu mai risolto.

La profezia si avvera

Qualunque sia stata la fine di Niccolò, aver toccato una potente famiglia spagnola ebbe conseguenze disastrose per Tommaso Marino. Divenuto inviso alla corte si vide confiscare gran parte del suo patrimonio, sulla base di presunti debiti contratti col fisco (d’altronde “chi di spada ferisce…”). Tra questi anche il sontuoso palazzo di Milano. Finito alla mercé dei creditori, pubblici e privati, Tommaso Marino lasciò questo mondo nel 1572, alla veneranda età di novantasette anni, solo e ridotto pressoché in miseria. Palazzo Marino tornò nelle disponibilità degli eredi dieci anno dopo la morte di Tommaso ma la confisca da parte degli Austrici che si aggiudicarono il dominio del Ducato di Milano nel 1706, durante la guerra di successione al trono spagnolo. Dopo l’abbandono da parte degli ultimi proprietari, il palazzo andò via via in rovina e venne restaurato solo a fine Ottocento da Luca Beltrami, che tuttavia ne sovvertì la struttura ricostruendo la facciata principale, con un  nuovo ingresso verso piazza della Scala. Infine palazzo Mariano venne distrutto nel 1943 dalle bombe durante la Seconda Guerra Mondiale e il suo restauro si concluse il 12 aprile 1954.

La leggenda

Questa le versione ufficiale dei fatti. Inutile dire che quella tramandata dalla tradizione ha un altro fascino, colorata com’è da ingredienti degni di un romanzo di Dumas.
Infatti secondo la leggenda popolare Tommaso Marino oltre ad essere al soldo degli spagnoli era anche un usuraio. In questo modo riuscì ad accumulare una fortuna, prestando soldi con interessi da strozzino ai Gonzaga, alla Spagna, alla Tesoreria dello Stato di Milano, alla Francia e pure al Papa ottenendo in cambio, oltre titoli e privilegi, anche terreni e palazzi sparsi per tutta Italia. Inoltre alle sue dipendenze aveva un esercito di malfattori: “bravi” di manzoniana memoria, di cui Marino si serviva per sistemare i conti in sospeso. In questa versione della storia Tommaso fece erigere il proprio palazzo per amore di una donna: la bellissima Arabella, figlia di Sua Eccellenza Cornaro, patrizio veneziano. Tommaso, ormai uomo di quasi 80 anni, la vide all’uscita della chiesa di San Fedele e ovviamente se ne innamorò al primo sguardo. Ma altrettanto ovviamente il padre della fanciulla doveva rivestire il ruolo di fiero oppositore dell’unione. “Non le darò mia figlia in sposa se non avrà una casa degna dei palazzi veneziani”, pare abbia sentenziato. In realtà una sciocchezza per chi aveva le disponibilità economiche e gli agganci con i potenti che poteva vantare il Marino. Il conte acquistò quindi le case che si trovavano sul lato sinistro di San Fedele, ne cacciò gli abitanti, le rase al suolo e nel 1558 pose la prima pietra di Palazzo Marino.
A questo punto la leggenda riprende il solco della storia ufficiale: infatti i protagonisti sono gli stessi, stesso architetto, stesse lungaggini e stessi dispendi economici. Così come uguali sono la maledizione lanciata sul palazzo e la fine del nostro protagonista a cui si aggiunge però un ulteriore elemento tragico. Infatti la bella Ara, costretta a sposare Marino, fu trovata impiccata nel baldacchino del letto di una casa di campagna: per qualcuno fu lo stesso Tommaso ad ucciderla.

La filastrocca

Della storia del conte Marino ci rimane una filastrocca che ricorda come il conte e i suoi bravi malmenassero i poveretti con armi decorate dallo stemma del Conte Marino, composto da una mazza (massoeura) e tre pesciolini (trii pessit).

Ara, bell’Ara, discesa Cornara
de l’or del fin
del Cont Marin
strapazza bardocch
drent e foeura trii pittoch
trii pessitt e ona massoeura,
quest l’è drent e quest l’è foeura

(Ara, bell’Ara della famiglia Cornaro, dai capelli di oro fino, appartieni al conte Marino strapazza preti, dentro e fuori ci sono tre “bravi”, tre pesciolini e una mazza, questo è dentro e questo è fuori).


Approfondimenti

Attualmente Palazzo Marino è sede del comune ed è visitabile, dietro appuntamento: https://www.comune.milano.it/servizi/visitare-palazzo-marino

Per altri simboli di Milano: Simboli di Milano: 2 leggende della città