Palazzo del Senato di Milano: uno dei palazzi storici della città, custode della memoria cittadina e nazionale, al cui interno sono conservati gli archivi di stato. Un edificio che ha subito diverse destinazioni d’uso, accompagnando le trasformazioni politica e sociali che hanno segnato la storia di Milano. Inizialmente, infatti, il palazzo era sede del Collegio Elvetico: dal 1786, in seguito alla con la soppressione degli ordini religiosi voluta da Giuseppe II, fu prima sede del Supremo consiglio di governo e poi, sotto il Regno d’Italia napoleonico, del Senato del regno. E proprio quest’ultima istituzione ha lasciato in eredità il nome all’edificio, che da quel momento in poi rimase per tutti il Palazzo del Senatt. Verso la fine dell’800, nello specifico nel 1886, il Palazzo del Senato divenne sede dell’Archivio di Stato di Milano e, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, anche della Soprintendenza archivistica e bibliografica per la Lombardia.

La storia del Palazzo del Senato

Il palazzo destinato a diventare palazzo del Senato sorse inizialmente per volere di Carlo Borromeo che, nel 1576, dispose la trasformazione di un lotto nelle vicinanze dell’attuale via Senato, allo scopo di ospitare la nuova sede del Collegio Elvetico. L’obiettivo del cardinale era avere in città un’istituzione volta a preparare giovani studenti, provenienti da terre appartenenti alla diocesi di Milano, per la futura funzione di parroci in Valtellina e nei Grigioni, terre in cui erano penetrate le idee della riforma protestante, idee che per l’ortodossia cattolica, erano da combattere strenuamente. Sull’area designata a ospitare il collegio sorgevano già due monasteri: un monastero femminile di Santa Maria detto di Vigevano e uno maschile di San Primo. Alla morte di Carlo Borromeo, il progetto passò nel 1608 nelle mani del cugino, il cardinale Federico Borromeo, cui si deve la trasformazione dell’intero complesso edilizio.

Collegio Elvetico - immagine storica
Collegio Elvetico – immagine storica 1704

L’edificazione del palazzo fu lunga e travagliata iniziando sotto la guida del capomastro Cesare Arano e all’ingegnere-architetto Aurelio Trezzi: inizialmente i lavori furono limitati solo all’area del monastero di Vigevano, che venne progressivamente allargata mediante l’acquisto delle case private che si trovavano all’inizio della via San Primo. Ma già dopo pochi anni, nel 1613, l’incarico venne riassegnato, puntando questa volta su Fabio Mangone, giovane e promettente architetto, già all’opera nella fabbrica del Duomo e nella ricostruzione della biblioteca Ambrosiana e che, per i suoi servigi, otterrà dal Borromeo proprio la cattedra all’Ambrosiana.

Purtroppo l’ondata di peste del 1630 che si abbatté pesantemente su Milano, ebbe ripercussioni anche sui lavori del Palazzo del Senato, che dovettero subire un prolungato fermo, dovuto anche alla morte per peste dello stesso Mangone. Nel 1632, debellata ormai la pandemia, i lavori vennero ripresi questa volta sotto l’egida del celeberrimo Francesco Maria Richini, cui Milano deve molto delle sue bellezze architettoniche: solo per citare qualche esempio, ricordiamo il cortile e la facciata della Ca’ Granda, il palazzo di Brera con il suo cortile con archi su doppie colonne, Palazzo Sormani. Dopo l’assegnazione dei lavori al Richini, si succedettero una serie di numerosi altri cantieri con la funzione di ampliamento dell’edificio, in particolare dopo che, nel 1664 la fabbrica del Collegio riuscì ad acquistare l’adiacente monastero di San Primo con la chiesa annessa: questa operazione rese di fatto necessario mettere capo a lavori di ingrandimento e di abbellimento proprio della chiesa di San Primo. Fu proprio per eseguire tali ampliamenti e per lavorare all’impianto decorativo che venne chiamato a operare al cantiere del futuro palazzo del Senato, Gerolamo Quadrio. Sarà appunto Quadrio a portare quasi a termine la costruzione del secondo cortile e a decorare la chiesa.

Furono comunque molti i maestri che misero mano al Palazzo, modificandone in parte l’aspetto, a seconda dello stile e del gusto del periodo e dei voleri dei diversi attori che si succedettero nel governo della città. Sotto il governo di Giuseppe II, quando Palazzo del Senato venne adibito a funzioni amministrative diventando sede del Supremo consiglio di governo, si resero necessari interventi di rifacimento delle sale, che dovevano ospitare al piano terra gli uffici aperti al pubblico di Tasse e Tesoreria, di Spedizione, del protocollo e di Cassa. Bisogna infatti ricordare che l’arrivo al potere di Giuseppe II coincise con una profonda riorganizzazione degli uffici governativi, con la concomitante soppressione sia delle antichi istituzione del Ducato milanese sia di quelle più recenti volute dall’imperatrice Maria Teresa. In pratica si assistette ad un accentramento di una serie di uffici e istituzioni, per cui si rese necessario rintracciare una sede che fosse idonea a ospitare i nuovi dipartimenti, nati appunto dall’accorpamento di quelli precedenti. Fu appunto per questo scopo che venne scelto il palazzo del Collegio Elvetico, ritenuto adeguato a garantire il decoro e la praticità necessarie per la nuova istituzione così creata. In questa scelta giocarono un ruolo fondamentale i due ampi cortili porticati che, come vedremo, costituivano una particolarità architettonica di prestigio, creando spazi di vasto respiro. Un altro motivo, decisamente più pragmatico, era la lontananza del palazzo da quel tipo di locale, come caffè e osterie, che avrebbero potuto costituire una distrazione per gli impiegati, tenendoli lontani dai proprio uffici e dalle proprie responsabilità lavorative.

Il piano superiore era invece riservato al personale di servizio e di conseguenza gli ambienti dovettero andare incontro a ristrutturazioni che li rendessero idonei a ospitare il presidente, il vice, i 7 consiglieri a capo dei Dipartimenti e un salone per le assemblee governative. Fu proprio per andare incontro a tali esigenze che vennero richiesti i servigi di un brillante allievo di Giuseppe Piermarini, Leopold Pollack, la cui opera principale, quella per cui è maggiormente conosciuto, è Villa Belgioioso di Milano, oggi sede della Galleria d’Arte Moderna. Pollack quindi, nel 1786, per riuscire a ricavare gli spazi richiesti, decise di ripartire l’antica chiesa di San Fermo in due piani, sistemando al superiore l’ufficio del Censo. Inoltre, per eliminare dalla facciata qualsiasi rimando di carattere religioso, furono rimosse le quattro nicchie con i santi e i timpani minori.

Palazzo del Senato
La facciata della chiesa di San Primo incorporata nel palazzo del Senato

Ma come ben sappiamo, l’Italia prima dell’unificazione è stata sottoposta a diverse dominazioni straniere, che si sono succedute nel corso dei secoli, spesso alternandosi nel giro di pochi anni: turbolenti vicende storiche che influenzarono anche i destini del Palazzo del Senato. Fu così che al governo di Milano agli Asburgo subentrarono i Francesi, che misero in atto una serie di cambiamenti a carico degli uffici e degli organi amministrativi della città. E il Palazzo del Senato non fu esente da tali cambiamenti, diventando nel 1797 sede della Camera Bassa (Consiglio de’ Juniori) della neonata Repubblica Cisalpina. Ma questo stato di cose non era destinato a durare a lungo: all’orizzonte, infatti, si andava stagliando la figura di Napoleone che, il 19 marzo 1805, venne proclamato re d’Italia. Da quel momento la Repubblica decadde e per i successivi tre anni si susseguirono gli Statuti costituzionali del Regno d’Italia. In quel panorama il Palazzo del Senato fu adibito a diverse funzioni, tra quella di sede del Senato a partire dal 1809. Quest’ultima funzione fu talmente importante che l’appellativo rimase indelebilmente associato al Palazzo stesso, nonostante i successivi cambiamenti concomitanti al ritorno, ancora, degli Asburgo sulla scena politica e amministrativa milanese dopo la sconfitta di Napoleone nel 1814. Durante l’ultima fase della dominazione austriaca il palazzo del Senato fu dapprima designato ad ospitare, fino al 1817, la Cancelleria dell’Armata imperiale austriaca. Altre istituzioni vennero poi alloggiate tra queste mura, la più prestigiosa e duratura delle quali fu quella della Contabilità di Stato, un ufficio di controllo grosso modo corrispondente alla nostra attuale Ragioneria centrale di Stato. Poiché tale ufficio era incaricato di controllare la spesa pubblica, risultava essere l’ufficio statale più importante e non a caso rimase ospitato tra le sale del palazzo del Senato fino al 1859, con i suoi 300 addetti, . In seguito all’unità di Italia, quello che era ormai aveva preso il nome di Palazzo del Senato assunse funzioni culturali e di studio: solo per citare un esempio, nel 1863 si tennero qui le prime lezioni dell’Istituto Tecnico Superiore, destinato a diventare il futuro Politecnico. Nel 1865 furono avviate le pratiche per trasformare il palazzo nella sede dell’Archivio di Stato: per quindici anni tale istituzione condivise gli spazi con altri enti per diventare nel 1886, “lo stabile ed esclusivo istituto ospitato nel Palazzo del Senato”, funzione che assolve a tutt’oggi.

Palazzo del Senato - cortile 1851
Palazzo del Senato – cortile 1851

I bombardamenti che si abbatterono su Milano nel corso della seconda guerra mondiale non risparmiarono il Palazzo del Senato, che subì numerosi e gravi danni cui si dovette porre rimedio durante la ricostruzione post-bellica. Purtroppo le lesioni subite dall’edificio lungo via Boschetti erano talmente ingenti da non lasciare altra soluzione se non la completa demolizione di quella parte del palazzo, che venne quindi ricostruita ex-novo. In concomitanza si procedette al restauro dei cortili interni, che fortunatamente poterono essere invece recuperati senza alterarne la struttura originaria.

Il palazzo

Non si può non rimanere affascinati dalla maestosità del palazzo, che occupa l’intero isolato compreso tra via Senato, via Marina, via Boschetti e via San Primo, a pochi passi di distanza da piazza San Babila. Il palazzo si sviluppa attorno a due grandi corti porticate con colonne di ordine toscano al piano terra e di ordine ionico a quello superiore. L’originaria disposizione di queste due corti non era certo casuale: infatti erano disposte trasversalmente rispetto al naviglio, che all’epoca scorreva, con le sue acque un tempo incredibilmente limpide in via Senato, lungo l’attuale tracciato della circonvallazione nota come cerchia dei navigli, interrata a partire dal 1929.

Ciò che colpisce, avvicinandosi alla facciata di Palazzo del Senato lungo la via omonima, è la sua soluzione ellittica, quasi ricurva, che si deve alla maestria del Richini, e ulteriormente abbellita dalle decorazioni delle finestre: timpani triangolari al primo piano e curvi al secondo piano. L’adozione di una soluzione di questo tipo per la facciata non era dovuta a una mera esigenza estetica ma andava a risolvere due problemi che si erano presentati al Richini: il raccordo tra la facciata del collegio e quella più avanzata della chiesa, e contemporaneamente, l’attenuazione della discrepanza tra l’orientamento della facciata stessa, ortogonale alla via San Primo, e l’andamento obliquo del naviglio. E fu proprio l’adozione di questa soluzione che diede alla facciata un’impronta considerata da molti il primo esempio dello stile barocco in Italia. La chiesa originariamente appartenente al collegio elvetico era situata sul lato sinistro del palazzo, cui venne inglobata durante i lavori eseguiti nel corso del XVIII secolo.

Palazzo del Senato - facciata

Palazzo del Senato presenta inoltre una composizione architettonica quasi unica nel panorama architettonico milanese dell’epoca e che abbiamo già citato: i due ampi cortili composti da un doppio ordine di logge architravate, talmente suggestivi da portare il pittore Carlo Bianconi a paragonarli ai portici di antiche città quali Roma o Atene.

All’ingresso del Palazzo troneggia una splendida statua di bronzo, avente la testa di un uccello, un ventre ampio e delle zampe possenti, simili a quelle di un elefante. Si tratta di una delle ultime opere del maestro del surrealismo spagnolo Joan Mirò, rappresentante Mere Ubu personaggio femminile di Ubu re, opera di Alfred Jarry considerata anticipazione del teatro dell’assurdo e del movimento surrealista e messa in scena per la prima volta nella seconda metà dell’Ottocento. A questo punto non si può non spendere due parole sulla figura di Mere Ubu, vista la sua posizione di guardiana dell’ingresso del Palazzo del Senato. La commedia di Jarry racconta le vicende di un ufficiale di fiducia del re Venceslao, padre Ubu che decide di tradire il suo sovrano, organizzando un colpo di stato. L’ufficiale ucciderà quindi il legittimo re, usurpandone il trono. Ma come sappiamo fin troppo bene, a tirare le fila delle trame sono spesso figure femminili: e la commedia di Jarry non fa eccezione. Infatti, accanto alla figura di padre Ubu, si staglia quella della moglie, la nostra Ubu Re: sarà lei a istigare il marito a compiere il tradimento, aiutandolo con le sue abili capacità manipolatorie, cogliendo e sfruttando le debolezze del sovrano.

Palazzo del Senato - la statua di Mirò

Palazzo del Senato – la statua di Mirò

Un’ultima curiosità: sulla facciata di Palazzo del Senato, a sinistra del portone di ingresso, si trova quella che fu la prima buca delle lettere della città di Milano, posizionata nel 1805, durante il periodo della dominazione napoleonica.

Palazzo del Senato - buca delle lettere

Palazzo del Senato – buca delle lettere

L’archivio di Stato

Come abbiamo già avuto modo di dire, la sale del Palazzo del Senato ospitano stabilmente l’archivio di Stato: i suoi scaffali arrivano a coprire un’estensione di 46 chilometri, custodendo opere preziose, che rappresentano reperti inestimabili di secoli della storia d’Italia. I documenti raccolti sono il frutto delle attività delle amministrazioni cittadine prima e dopo l’Unità d’Italia, giunte fino a noi grazie al lavoro di tutte le svariate figure che, nell’adempimento delle proprie funzioni, hanno registrato i momenti salienti della vita della città, siano state esse appartenenti a ordini ecclesiastici o laici. Purtroppo, lo abbiamo accennato parlando della storia dell’edificio, i bombardamenti subiti da Milano nel corso della seconda guerra mondiale non hanno risparmiato il Palazzo del Senato e molti dei testi che erano conservati sono andati distrutti. Tuttavia la mole dei documenti conservata è comunque stupefacente: parliamo infatti di oltre 180.000 pezzi composti da fascicoli, volumi, rotoli, registri, mappe e 150.000 pergamene, tutto materiale consultabile nell’apposita sala di studio. I documenti conservati tra gli scaffali dell’Archivio di Stato non sono soltanto del periodo pre-unitario: qui, infatti, è mantenuta memoria di tutte le molteplici attività, grandi e piccole, che punteggiano la vita quotidiana dei cittadini di uno Stato. Sono quindi presenti documenti provenienti dagli organi dello Stato di interesse storico e destinati a conservazione permanente: tra questi, atti sia amministrativi che giudiziari versati trent’anni dopo l’esaurimento degli affari, le liste di estrazione e di leva, settant’anni dopo l’anno di nascita della classe di riferimento o ancora rogiti notarili cento anni dopo la fine dell’attività del notaio. Qui possiamo ritrovare anche le documentazioni relative a uffici statali soppressi o di enti pubblici estinti. Ma non sono solo documenti pubblici quelli che vengono conservati all’Archivio di Stato: infatti sono presenti anche archivi privati ceduti o donati definitivamente allo Stato, o depositati temporaneamente tramite comodato. La conservazione è attuata attraverso attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro, nonché grazie all’inventariazione del patrimonio documentario.

Come arrivare

Il palazzo del Senato si trova lungo l’omonima via, al numero 10, quindi davvero a due passi dalla sede di International Residence di via Gustavo Modena 4. Sarà quindi sufficiente una breve passeggiata lungo la suggestiva via Cappuccini per giungere al cospetto di questo spettacolare palazzo.

In alternativa è possibile utilizzare i mezzi del trasporto pubblico, le cui fermate sono tutte situate a pochi passi di distanza dalla sede di International Residence.

Approfondimenti

Per programmare una visita al palazzo del Senato consigliamo di visitare la pagina ufficiale dell’Archivio di Stato dove vengono indicati orari e modalità di visita: https://www.archiviodistatomilano.beniculturali.it/index.php?it/150/il-palazzo-del-senato

Per approfondimenti su argomenti inerenti consigliamo invece le seguenti risorse: Palazzo Serbelloni – 1765, Palazzo Trivulzio, gioiello del ‘700