La chiesa di Sant’Antonio Abate: una perla praticamente sconosciuta nel cuore della città, oscurata dalla fama delle sue vicine, la Ca’ Granda e il Duomo e da anche una facciata severa e quasi anonima, che sembra rifuggire uno sguardo attento. Ma se non ci lasciamo fuorviare dalla semplicità della facciata, ad attenderci troveremo una serie di gioielli e di bellezze che lasciano senza fiato e che hanno portato a dichiarare la chiesa di Sant’Antonio Abate monumento nazionale italiano. Qui infatti sono conservate opere dei maggiori artisti italiani: un patrimonio prezioso a testimonianza dell’arte a Milano nell’età dei Borromei.

  1. La storia della chiesa di Sant’Antonio Abate
  2. L’ordine regolare dei chierici Teatini
  3. L’esterno della chiesa di Sant’Antonio Abate
  4. L’interno della chiesa di Sant’Antonio Abate
  5. Come arrivare
  6. Approfondimenti

La storia della chiesa di Sant’Antonio Abate

Come abbiamo visto nel caso di altri edifici sacri, anche la chiesa di Sant’Antonio Abate sorge sul luogo di una precedente struttura religiosa, una basilica costruzione paleocristiana del IV secolo: qui dopo il 1272 gli Antoniani di Vienne edificarono il loro complesso monastico, in cui, tra le molteplici attività, si dedicavano alla cura del fuoco di Sant’Antonio, popolarmente conosciuto come il fuoco sacro. La storia della chiesa di Sant’Antonio Abate è antica e strettamente intrecciata con la storia di Milano e le vicende di una delle sue più importanti e illustre famiglie: i Trivulzio. Infatti, quando Francesco Sforza decise di riunire i servizi sanitari nella Ca’ Granda, il famoso Ospedale Maggiore progettato dal Filarete, il convento di Sant’Antonio perse la sua funzione e venne donato come commenda alla famiglia Trivulzio che ne mantenne il possesso dal 1452 sino alla seconda metà del Cinquecento, in epoca spagnola. Tra i membri della famiglia Trivulzio che si avvicendarono nella titolarità della commenda della chiesa di Sant’Antonio Abate vi fu anche il cardinale Antonio Trivulzio, vescovo di Como: e proprio a quest’ultimo si debbono i due armoniosi chiostri di impronta bramantesca con decorazioni in cotto e il campanile quattrocentesco, restaurato da Luca Beltrami. Con l’avvento a capo della diocesi di Milano di Carlo Borromeo, la città divenne uno dei luoghi principali della Controriforma, con importanti progetti di ristrutturazione architettonica in cui fu coinvolta anche la chiesa di Sant’Antonio Abate. Nell’ottica della Controriforma infatti, proprio per volere di San Carlo Borromeo, il convento venne affidato nel 1577 all’ordine dei Chierici regolari Teatini che ne fecero uno dei baluardi della controriforma Borromaica, promuovendone la ristrutturazione grazie a numerosi lasciti. La chiesa venne dunque ricostruita seguendo i canoni della tipologia controriformistica, affidandone i lavori a Dionigi Campazzo, uno degli architetti della Cà Granda. L’opera verrà poi portata a compimento nel 1584 (alcuni tendono tradizionalmente ad attribuire il processo al Richini). Anche le decorazioni pittoriche degli interni furono eseguite seguendo le tendenze controriformistiche e le richieste dei Teatini, attingendo ai attraverso i temi iconografici della esaltazione della Croce e dei santi dell’ordine. Come accadde anche nel caso di altri edifici e possedimenti religiosi, con la discesa di Napoleone in Italia la chiesa di Sant’Antonio Abate vide un cambio di destinazione nel corso dell’Ottocento, diventando prima una prigione austriaca e poi una cappella militare. Venne riscattata solo nel 1930 grazie all’intervento del Cardinale Schuster.

L'anonimo esterno di Sant'Antonio Abate

L’anonimo esterno di Sant’Antonio Abate

L’ordine regolare dei chierici Teatini

L’ordine regolare dei chierici Teatini è un antico ordine religioso che prende il nome da Theate, appellazione latina della città di Chieti, e fondato nel 1524 per iniziativa di San Gaetano di Thiene e Giampietro Caraffa (poi Paolo IV) vescovo di Chieti e Brindisi, mossi dall’intento di riformare la Chiesa “nella testa e nei membri”. Dall’anno della sua costituzione, la diffusione di quest’ordine fu assai rapida in Italia, perché il forte spirito cristiano manifestato dai religiosi aveva attirato nelle sue file molti sacerdoti e vescovi. Da qui l’ordine si propagò oltre i confini Italiani, raggiungendo vari paesi europei per spingersi all’Armenia, a Goa e perfino nell’Isola di Borneo.

Stemma ordine chierici Teatini

Stemma ordine chierici Teatini

Il XIX secolo vide il decadimento dell’ordine, cui pose un freno solo l’intervento della Santa Sede che nel 1909 decise di restaurarlo unendogli la Congregazione religiosa della Sacra Famiglia e quella di San Alfonso de’ Liguori, unione che durò fino al 1916. Attualmente i teatini, ritornati alla regola primitiva, possiedono tre provincie religiose, d’Italia, di Spagna e del Colorado (Stati Uniti). L’ordine dei chierici Teatini seguiva la regola basata sul pensiero di Sant’Agostino: non era quindi consentito possedere né fondi né rendite fisse né mendicare, dovendo confidare unicamente nella divina provvidenza e contare sulle offerte spontanee dei fedeli. Proprio per questa austerità la loro attività ebbe profonda influenza sulla riforma della Chiesa, sia per ciò che riguarda il clero, tanto che il loro ordine poté dirsi un seminario di futuri vescovi, sia per la restaurazione della vita cristiana nel popolo, promuovendo la frequenza ai sacramenti, l’uso della predicazione, l’assistenza dei moribondi, in special modo dei condannati a morte, e la conversione degli eretici e degl’infedeli. Furono questi i motivi principali per cui i Chierici regolari Teatini vennero appositamente chiamati a Milano nel 1570 dal vescovo Carlo Borromeo, con l’obiettivo di affiancarlo nell’opera di riforma del clero e del popolo diocesano: non a caso a capo dell’ordine milanese venne nominato Andrea Avellino, amico intimo del vescovo Borromeo. Avellino iniziò la sua opera di azione pastorale rivolgendosi in prevalenza al ceto aristocratico, tendenza questa che contraddistinse l’apostolato teatino a Milano anche nei secoli successivi, portandolo a intrecciare una rete di rapporti con le famiglie più influenti della nobiltà locale (i Borromeo, i Trivulzio, i Visconti, i Cusani). Fu proprio questa fitta rete di rapporti che permise il coinvolgimento di artisti illustri nella ricostruzione della chiesa di Sant’Antonio Abate.

L’esterno della chiesa di Sant’Antonio Abate

Avvicinandosi alla chiesa di Sant’Antonio Abate, a colpire immediatamente lo sguardo è lo stupendo campanile quattrocentesco, che si erge su una facciata che rappresenta uno dei modelli più riusciti del manierismo milanese, ossia quella corrente artistica, soprattutto pittorica, iniziata fra il 1520, anno della morte di Raffaello Sanzio, e il 1527.

Il prospetto della chiesa si presenta a capanna, composta da due ordini sovrapposti suddivisi da un alto cornicione. Nell’ordine inferiore trovano posto, ai lati del portale, quattro nicchie, due per lato, contenenti statue raffiguranti, da sinistra, i santi Gaetano da Thiene, Nicolao, Antonio Abate e Andrea Avellini. Nell’ordine superiore si apre invece una grande finestra a lunetta.

L’interno della chiesa di Sant’Antonio Abate

Come abbiamo visto, la tipologia della chiesa di Sant’Antonio Abate segue i dettami della controriforma: la pianta è a croce latina con una sola navata, tre cappelle laterali per lato, un breve transetto, volta a botte ed un profondo coro a pianta rettangolare. Appena varcato l’ingresso della basilica, ciò che colpisce immediatamente è la luminosità che fa risaltare la ricchezza degli ornamenti: stucchi, capitelli, pareti affrescate rendono la chiesa uno dei gioielli dell’arte lombarda.

Gli interni della chiesa di Sant’Antonio Abate, lo abbiamo detto, presentano un campionario di dipinti e affreschi che lasciano stupefatti e incantanti per la bellezza e la dovizia con cui riescono a ritrarre le leggende e le storie che circondano la figura del santo omonimo. Si va quindi dal maialino salvato dall’inferno, al fuoco che non brucia il bastone, ma che penetra nell’interno fino a giungere ai seguaci del santo che cercano di alleviare le ferite da quelle che un tempo si chiamavano piaghe e ancora oggi prendono il nome di fuoco di Sant’Antonio. La prima campagna di decorazione degli interni della chiesa venne iniziata sul finire del Cinquecento quando si decise di dare il giusto risalto alla cappella delle reliquie, di cui erano patroni i Trivulzio, in cui, come suggerisce il nome, erano conservati numerosi resti sacri, tra cui un frammento della Santa Croce portatavi dai Teatini stessi. La chiesa di Sant’Antonio Abate ospita quindi nelle sue cappelle laterali dipinti di Procaccini, del Cerano, del Morazzone, di Figino che si contraddistinguono per essere in forma verticale, cosa insolita nell’arte pittorica sacra e che fa risaltare ancora di più l’estrema maestria di degli artisti chiamati a occupare, con le loro opere, spazi ampi e luminosi. Per la decorazione della volta della chiesa fu scelto il tema caro ai Teatini delle Storie della Vera Croce, mantenendo una coerenza con l’importante reliquia conservata nella chiesa. Inoltre la ricorrenza dell’iconografia della Croce nelle chiese teatine si riflette anche nel giorno deciso per la fondazione dell’ordine stesso dei Teatini: il 14 di settembre, festa della esaltazione della Croce. Gli affreschi furono realizzati tra il 1631 ed il 1632 dai fratelli genovesi Carlone e raffigurano: La Croce appare a Costantino, La Prova della vera Croce, Eraclio riporta la Croce a Gerusalemme. Per quanto riguarda la volta del transetto, negli spazi intermedi, trovano spazio i seguenti affreschi: Trionfo della Croce, Il Serpente di bronzo, Sacrificio di Isacco, Progenitori nel Paradiso terrestre, Passaggio del Mar Rosso.

Nella cappella del transetto destro troviamo la meravigliosa Annunciazione di Procaccini, e la Venuta dello Spirito Santo del Vajani mentre sulle pareti del transetto si fronteggiano l’Adorazione dei Magi del Morazzone e l’Adorazione dei Pastori di Ludovico Carracci. Un’altra pregevole opera del Cerano si trova nella seconda cappella a sinistra: si tratta dell’Estasi del Beato San Gaetano da Thiene, del primo decennio del secolo.

La volta del coro è anch’essa superbamente decorata: lo sguardo è irresistibilmente attratto verso l’alto, per riempirsi della maestosità degli affreschi con Storie di Sant’Antonio Abate, opera di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo.

Chiesa Sant'Antonio Abate - la meravigliosa volta affrescata

Chiesa Sant’Antonio Abate – la meravigliosa volta affrescata

E infine, non possiamo non soffermarci davanti al meraviglioso organo a canne, sui cui tasti si sono cimentate le dita di un giovane Mozart, durante il suo soggiorno milanese.

Chiesa di Sant'Antonio Abate - l'organo a canne

Chiesa di Sant’Antonio Abate – l’organo a canne

Come arrivare

La chiesa di Sant’Antonio Abate si trova in via Sant’Antonio, in pieno centro e dalla sede di International Residence risulta facilmente raggiungibile utilizzando i mezzi del trasporto pubblico, tutti situati a pochi passi di distanza. Bastano infatti poche fermate di autobus per giungere alla chiesa, situata nelle vicinanze del Duomo. In alternativa è possibile raggiungere la chiesa di Sant’Antonio Abate anche a piedi, con una passeggiata di una ventina di minuti attraverso le vie del centro storico di Milano.

Approfondimenti

Per programmare una visita alla chiesa di Sant’Antonio Abate consigliamo di visitare la pagina ufficiale al seguente indirizzo: http://www.faap.it/1/chiesa_di_sant_antonio_abate_3077496.html

Per approfondimenti su argomenti inerenti rimandiamo alle seguenti risorse: San Babila, a Milano dal 237, Palazzo Trivulzio, gioiello del ‘700