La Basilica di San Vittore al Corpo: una delle molte chiese quasi sconosciute della nostra città, nonostante la sua sia storia antica, che si perde nella notte dei tempi, risalendo fino all’alba del Cristianesimo.

  1. La storia
  2. La basilica
  3. Come arrivare
  4. Approfondimenti

La storia

Basilica antica, abbiamo detto, anche se la sua esatta datazione è ancora oggi oggetto di disputa. Seguendo l’interpretazione storica più accreditata, l’esistenza di questa chiesa era già conosciuta nel VI secolo in quanto vi sarebbe stato sepolto il corpo del sesto vescovo di Milano, Mirocle, morto intorno al 316. Non a caso la basilica di San Vittore viene anche denominata “vetus” proprio per la sua antichità, o ancora “extramurana” per la sua ubicazione fuori della cinta muraria della città. L’area di edificazione di questo importante edificio sacro ospitava inoltre alcuni tra i primi sepolcri paleocristiani. Ma il suolo su cui è sorta la basilica di San Vittore al Corpo ha conservato per millenni un altro prezioso tesoro, rivelato solo a metà del Novecento: il Mausoleo imperiale. Si tratta di una struttura di forma ottagonale, pavimentata in mattoni ed opus sectile (una specie di mosaico che utilizza grande lastre di marmo di spessore vario). decorata con mosaici e tarsie marmoree, nata per accogliere le spoglie di Massimiano Erculeo, imperatore dell’Impero Romano d’Occidente e residente a Milano, che all’epoca era una delle capitali imperiali. Bisogna tenere presente che in epoca romana l’attuale via San Vittore era un importante asse stradale, sul quale affacciava, fin dal I secolo d.C. una vasta necropoli: proprio qui venne ereto, tra il III e il VI secolo, un imponente recinto a forma di ottagono schiacciato, con torri semicircolari agli angoli che si ergevano fino all’attuale zona del Museo della Scienza e della Tecnica, che includeva sia la preesistente area cimiteriale, in prevalenza cristiana, quanto il mausoleo imperiale. La forma ottagonale non era casuale: l’ottagono infatti, secondo credenze mitraiche, indicava il passaggio tra la terra e il cielo. Il mausoleo fu trasformato nella cappella di San Gregorio nel IX-X secolo e annesso a San Vittore al Corpo, per poi essere abbattuto negli ultimi decenni del XVI secolo, in concomitanza dei lavori di rifacimento della basilica. Il mausoleo è tuttora visibile nelle sue fondazioni invece ciò che rimane del recinto è situato sotto i chiostri ed è quindi visibile dal Museo della Scienza e della Tecnologia. Nel primo chiostro è conservata la zona di ingresso del recinto con la traccia del muro e di una torre d’angolo mentre l’altro importante reperto, ossia il sarcofago in cui venne sepolto Valentiniano II, si trova ora in Duomo.

La dedicazione San Vittore “ad Corpus” con cui venne designata la Basilica trova la sua ragion d’essere nel fatto che qui vennero ospitate, per volere del vescovo Ambrogio, le spoglie di Vittore il Moro. Ma chi era San Vittore? Uno dei primi martiri cristiani, Vittore era soldato imperiale africano, forse originario della Mauritania, convertito al cristianesimo e proprio per questo imprigionato a Lodi con altri compagni di fede e di arme. Riuscito a evadere dalla prigione, venne nuovamente catturato a Milano: oppostosi all’abiura, fu decapitato per volere proprio di Massimo Erculeo che ne decretò anche la dispersione delle spoglie. Insieme al corpo di San Vittore, nella basilica di San Vittore al Corpo fu successivamente traslata anche la salma di Satiro, fratello e collaboratore di Ambrogio stesso.

Abbiamo in precedenza detto che la datazione precisa di San Vittore al Corpo è ancora oggetto di mistero. Infatti un’altra ricostruzione storica situa la costruzione della chiesa tra i secoli V e VI, appositamente per ospitare le reliquie dei due santi.

Qualunque sia la data esatta dell’edificazione della prima struttura di San Vittore al Corpo, certa è la sua assegnazione nel secolo XI ai Benedettini che iniziarono la costruzione del monastero attiguo e una prima ricostruzione in stile romanico del tempio paleocristiano. Da qui, nel corso dei secoli diversi interventi modificarono progressivamente l’aspetto della basilica di San Vittore al Corpo. Nel Cinquecento, sotto la direzione della congregazione degli Olivetani, succeduta ai Benedettini, la basilica venne completamente ristrutturata. I lavori furono affidati ai migliori architetti dell’epoca: Vincenzo Seregni ( San Giovanni in Conca) per il progetto originario , Galeazzo Alessi (Palazzo Marino) e dal 1570 Martino Bassi (Fabbrica del Duomo e Santa Maria presso San Celso) che curò alcune cappelle laterali e il campanile. Il convento venne ricostruito, ampliandolo, e nel 1560 si diede avvio a un totale rifacimento della chiesa che venne ricostruita variandone l’orientamento: l’ingresso originariamente volto a sud-ovest venne infatti spostato a nord-est. I vari lavori diedero a San Vittore al Corpo un aspetto tipicamente tardo rinascimentale mentre si deve proprio all’Alessi la costruzione del portico esterno che rappresenta una derivazione dal nartece paleocristiano, abbastanza insolito nel Cinquecento. Il nartece era infatti una caratteristica struttura delle basiliche cristiane, precisamente uno spazio collocato tra le navate e la facciata della chiesa, una sorta di piccolo e corto atrio, della larghezza della chiesa, con la funzione di ospitare i fedeli e condurli all’interno del luogo di preghiera. La basilica venne completata nel 1602 anche se la consacrazione dell’altare maggiore era avvenuta nel 1576 dell’anno precedente, ad opera del cardinale Carlo Borromeo. Rimase tuttavia incompiuto l’esterno che nel progetto originale prevedeva un ampio porticato colonnato antistante la facciata. Dell’edificio originale rimangono solo il lavabo in marmo bianco, risalente al tardo Quattrocento e il Cristo deposto in terracotta, opera del bolognese Vincenzo Onofri, conservato nella Cappella di San Gregorio.

Come per la maggior parte degli edifici sacri, anche per San Vittore al Corpo la discesa di Napoleone in Italia comportò la sua soppressione e la successiva conversione in caserma. Bisognerà aspettare quasi un secolo prima che la basilica torni ad essere aperta al culto, precisamente nel 1930: prima di questa data infatti, la basilica venne adibita a ospedale militare e nuovamente a caserma militare con il nome di caserma Villata. La seconda Guerra Mondiale impattò duramente su San Vittore al Corpo che venne semidistrutta dai bombardamenti alleati dell’agosto 1943. Inoltre, dopo la fine delle ostilità, la basilica venne fatta oggetto anche di ripetuti saccheggi, che ne depredarono l’immenso patrimonio artistico. Finalmente e fortunatamente lo Stato decise di intervenire per il ripristino e la salvaguardia di questo importante pezzo della nostra storia con interventi di urgenza.

Nel 1947 gli spazi del monastero furono destinati ad ospitare il Museo della Scienza e della Tecnica.

La basilica

Una gradinata settecentesca prepara l’acceso alla basilica che risulta leggermente sopraelevata rispetto alla piccola piazza antistante. Una facciata semplice e quasi spoglia nasconde un interno all’insegna della magnificenza: dodici cappelle decorate a stucco, se per lato, in cui si ritrovano dipinti dei maggiori artisti del tempo operanti a Milano, quali Daniele Crespi, Ambrogio Figino, Ercole e Camillo Procaccini. Di grande effetto sono la navata maggiore, con copertura a botte scandita da cassettoni con riquadri dipinti da Procaccini e la cupola riccamente dipinta dal Crespi e dal Moncalvo. Alla parte artistica parteciparono anche, come detto, Camillo Procaccini (Storie di San Gregorio nell’abside destra del transetto) e Ambrogio Figino (Storie di San Benedetto nell’abside del transetto sinistro).

La sesta cappella della navata destra è un’aggiunta delle ultime decadi del ‘600 da Girolamo Quadrio (architetto-capo della Fabbrica del Duomo) e denominata cappella Arese. L’altare maggiore è in stile barocco ed è opera di Giuseppe Cattaneo: presenta intarsi in pietre nobili e tabernacolo adorno di lapislazzuli e sotto di esso, in un’urna, si trovano le reliquie di San Vittore.

Notevole è il coro ligneo intagliato situato nell’abside: databile nel 1583, presenta, lungo gli schienali dell’ordine superiore, le Storie della vita di San Benedetto. Infine, alla destra del transetto, si apre l’accesso alla cripta progettata dall’Alessi che conserva le reliquie di San Vittore e San Satiro.

San Vittore al Corpo: cupola

San Vittore al Corpo, cupola

Come arrivare

La basilica di San Vittore al Corpo è facilmente raggiungibile in 20 minuti, prendendo la linea 1 della metropolitana dalla fermata Palestro, a 800 metri dalla sede dell’International Residence in via Gustavo Modena.

Approfondimenti

Sito Ufficiale Basilica San Vittore al Corpo

Sito Ufficiale Museo della Scienza e della Tecnica