Milano e i suoi palazzi: imponenti, sontuosi, decorati. Palazzi spesso dimessi nelle loro facciate esterne, come se volessero proteggere le bellezze celate al loro interno.

Palazzi di fronte ai quali molto spesso passiamo frettolosi ma basterebbe gettare uno sguardo oltre i portoni aperti per rubare scorci inaspettati di sublimi architetture, di colori vivaci, di giardini incantevoli.

Cerchiamo di conoscere qualcuno di questi palazzi, iniziando a presentarvene 4, con le loro storie e i personaggi che hanno dimorato all’interno di queste stanze.


  1. Palazzo Belgioioso
  2. Palazzo Besana: Matilde Viscontini e Cristina Trivulzio
  3. Casa degli Omenoni
  4. Palazzo Spinola
  5. Società del Giardino
  6. Fine

  1. Palazzo Belgioioso

La piazza omonima su cui si affaccia palazzo Belgioioso è di una bellezza elegante e discreta: i suoi palazzi hanno visto il passaggio di importanti personaggi della storia italiana. Non a caso sempre qui ha sede anche casa Manzoni mentre tra i palazzi nelle sue adiacenze, troviamo, come vedremo, la cinquecentesca casa degli Omenoni. Palazzo Belgioioso è uno dei maggiori gioielli architettonici tra i palazzi di Milano, dove ritroviamo la mano di Giuseppe Piermarini già all’opera in numerosi altri palazzi della città. Piermarini era architetto di fama, la cui notorietà era cresciuta in maniera esponenziale soprattutto dopo la costruzione del teatro alla scala: tra le sue opere ricordiamo la ristrutturazione di Palazzo Reale, la progettazione del Teatro alla Scala, la facciata del Palazzo di Brera, di Palazzo Cusani, di Palazzo Litta e della Villa Reale di Monza. Fu proprio la sua fama a spingere i principi di Belgiojoso d’Este, nella persona di Alberico XII, ad affidarsi al suo genio per la costruzione del loro palazzo che venne commissionato nel 1772 e terminato nel 1787. Per realizzare quest’opera Piermarini usò come modello la reggia di Caserta di Vanvitelli (di cui Piermarini era allievo), realizzando un edificio in stile neoclassico alternato al barocco, con un’imponente facciata decorata da venticinque finestre, tre portoni di ingresso e dotata di quattro enormi colonne poste sopra il portone principale. Il complesso si sviluppa intorno al cortile d’onore, con un porticato sui lati paralleli e due cortili laterali più piccoli. Gli interni conservano ancora decorazioni d’epoca e gli stucchi dorati di Giocondo Albertolli. Palazzo Belgioioso fu luogo di incontri peri i molti intellettuali dell’epoca: tra gli ospiti illustri spiccano i nomi di Ugo Foscolo e Giuseppe Parini. il principe Alberico infatti fu un vero e proprio mecenate tanto da riunire all’interno della sua residenza una delle raccolte artistiche e librarie più rappresentative dell’epoca, ricostruibile grazie ai materiali conservati nell’Archivio Primogeniale Belgioioso. Oggi Palazzo Belgioioso è adibito a residenze private e uffici ma è possibile visitarlo in occasione di eventi pubblici e di aperture a cura dell’Associazione Dimore Storiche Italiane.


  1. Palazzo Besana

Tra i palazzi di piazza Belgioioso, al n°1, troviamo un palazzo del tardo neoclassico: palazzo Besana, edificato nel 1815. Lo spazio che dedichiamo a questo, tra i diversi palazzi ottocenteschi di Milano, è dovuto soprattutto alle vite che ha visto svolgersi tra le sue stanze. Questo palazzo infatti ha ospitato due figure femminili che si sono stagliate con forza sul palcoscenico della Milano ottocentesca, anticipando i tempi e i temi del femminismo e delle pari opportunità. Donne coraggiose che hanno fatto scelte che le hanno messe in contrapposizione alla comune morale dei loro tempi.

  1. Matilde Viscontini

Ai primi dell’800 questo palazzo ha ospitato la baronessa Matilde Viscontini che, dopo essersi separata dal marito, ha aperto le porte della sua dimora per ospitare uno tra i più importanti salotti culturali della città. E infatti Matilde fu l’amore ricambiato di Ugo Foscolo e quello platonico di Stendhal. Ma la sua figura viene ricordata soprattutto per il coraggio mostrato quando venne arrestata nel 1821 in quanto complice dei Carbonari: infatti, nonostante i pressanti interrogatori cui venne sottoposta, Matilde scelse il silenzio pur di non tradire i propri compagni. Purtroppo la sorte non fu benigna con questa donna così coraggiosa che morì di tisi pochi anni dopo l’arresto, a soli 35 anni.

  1. Cristina Trivulzio

Come abbiamo detto un’altra figura femminile ha trascorso la propria vita tra le stanze di palazzo Besana: Cristina Trivulzio, che qui giunse appena sedicenne, in seguito al matrimonio con Emilio Belgioioso. Il matrimonio fu decisamente infelice, costellato da continui tradimenti da parte dello sposo che non si curava nemmeno di tenerli nascosti. Fu così che Cristina, nonostante la giovane età, mostrò una forza e una risolutezza da ammirare: decise infatti di separarsi dal marito, incurante dello scalpore che tale decisione avrebbe sicuramente suscitato nella società benpensante dell’epoca. Ma mai scelta fu più giusta: Cristina Trivulzio divenne infatti una tra le protagoniste femminili del Risorgimento, dedicando tutta la sua passionalità agli ideali unitari.


  1. Casa degli Omenoni

Uno tra i più famosi palazzi di Milano, si erge alle spalle di piazza Belgioioso, in una via che magari non imboccheremmo se non l’avessimo già come meta, distratti dal fascino più conosciuto delle note vie del centro. Invece lasciamoci alle spalle il Duomo e passando da piazza Belgioioso prendiamo quella via che sbuca alla sinistra di casa Manzoni e che si nasconde dietro un’apparenza quasi dimessa. Qui a colpirci, stagliandosi all’altezza del civico numero 3, sono i profili degli Omenoni, come il dialetto meneghino ha ribattezzato il loro nome ufficiale, ben più aulico. Si tratta infatti di telemoni, ossia la versione maschile delle più note cariatidi: affidiamoci alla Treccani per la loro definizione “in architettura, figura maschile scolpita (detta anche atlante), usata in luogo di colonna o pilastro a sostegno di sovrastanti membrature architettoniche.” Gli omenoni che contraddistinguono questo palazzo da tutti i palazzi di Milano sono 8, ciascuno con il suo nome scolpito alla sommità e ciascun nome ha il proprio senso: Svevo, Quado, Adiabene, Parto, Sarmata e Marcomanno. Nomi che non sono altro che rispettive popolazioni barbare sconfitte in epoche remote e rappresentate da ciascuno degli omoni barbuti. Difficile non notare il loro profilo, anche nel caso in cui si passi inavvertitamente da queste parti. Ma oltre agli omenoni, la facciata del palazzo presenta una serie di raffigurazioni di chimere e festoni, aquile e leoni. Al centro troviamo la rappresentazione allegorica della calunnia, simboleggiata da un satiro, sbranata proprio da due di questi felini. Il palazzo degli Omenoni divenne proprietà di Leone Leoni (probabilmente tra il 1550 e il 1551), cesellatore e scultore favorito degli imperatori Carlo V e di Filippo II. Oltre alla decorazione della facciata Leoni, insieme al figlio, allestì all’interno del palazzo una vera e propria galleria d’arte, con opere di Tiziano, Correggio, calchi in gesso di statue classiche, ma soprattutto un complesso di disegni di Leonardo, costituenti l’attuale Codice Atlantico, conservato alla biblioteca Ambrosiana. Alla fine del XIX secolo la casa degli Omenoni fu scelto, tra tutti i palazzi milanesi, come sede della casa discografica Ricordi. Ad oggi invece è sede di un esclusivo circolo per gentiluomini (!).


  1. Palazzo Spinola

Ed eccoci di fronte a uno dei tanti palazzi di Milano che a prima vista risulta quasi anonimo, uno di quei palazzi di fronte al quale capita di passare senza sapere che dietro quel portone e quella facciata si nascondono sale adornate di stucchi, dorature, affreschi e colonne. Avete presente i sontuosi palazzi raffigurati nel più classico dei tormentoni, la Principessa Sissy? Ecco, allora potete facilmente immaginare gli interni di Palazzo Spinola, così come le grandi serate che qui si tenevano nel periodo del suo massimo splendore. La storia di questo palazzo è complessa, essendo strettamente intrecciata con la figura di uno di quei personaggi ambigui che nel corso del 500 si muovevano con disinvoltura negli ambienti sociali di prestigio. Stiamo parlando di Luciano Spinola, che, come se non bastasse, era imparentato con un’altra figura di spicco di quel periodo, Tommaso Marino (di cui abbiamo avuto già modo di parlare ampiamente qui) avendone sposato la nipote. Da bravo genero Luciano seguì le orme dell’importante parente, non solo ricalcandone la carriera lavorativa ma acquisendone anche i vizi, in particolare la passione per il gioco d’azzardo, attestata da un documento dell’Ospedale Maggiore con il quale Leonardo si impegnava con l’ente di pagare una cifra considerevole se avesse giocato ancora. Ovviamente perderà la scommessa l’anno successivo (1561) ma questo non risultò essere alla sua scalata sociale. Proprio per mettere in rilievo la posizione conquistata, Spinola si dedicò alla ricerca di una dimora che fosse adeguata al suo status, iniziando a comprare una serie di lotti di terreno nella contrada di San Paolo in Compito, oggi la centrale via San Paolo. Nel 1580 iniziarono quindi i lavori per la costruzione di uno tra i più sontuosi palazzi milanesi, i cui disegni furono affidati a Martino Bassi, architetto della Fabbrica del Duomo. Tra il 1587 e il 1588 furono poi portati a termine gli ultimi lavori consistenti nella costruzione di un nuovo cortile con portici e loggiati sul lato dell’ingresso e sul lato opposto, adattando le due case preesistenti alle nuove esigenze. La facciata presenta una particolarità architettonica non riscontrabile in altri palazzi: due finte finestre al piano terreno, ai lati del portale, di cui non si è ancora riusciti a capirne il senso.

Alla morte di Spinola nel 1598, l’omonimo palazzo andò incontro a una serie di intricati cambi di proprietà, causati da faide testamentarie che si protrarranno per anni. Tralasciando tutti i vari passaggi, citiamo solo quelli più recenti: nel 1784 palazzo Spinola viene ceduto a Francesco Cusani (membro dell’importante famiglia di banchieri della città) i cui eredi lo cederanno nel 1819 alla Società del Giardino che ancora lo possiede.


  1. Società del Giardino

La Società del Giardino ha reso Palazzo Spinola ancora più sontuoso e uno tra i più importanti palazzi dell’epoca, inaugurando nel 1820 il meraviglioso Salone d’Oro, di stile neoclassico, opera dell’architetto Arganini (già autore delle facciate delle chiese di San Tomaso in via Broletto e di palazzo Borromeo d’Adda in via Manzoni) e che sarà sede d’innumerevoli prestigiose manifestazioni. Nel 1842 sarà la volta di Luigi Tatti che, unendo due sale, creerà la Sala d’Argento. I bombardamenti della seconda guerra mondiale arrecheranno gravi danni alla sede del circolo, così come accadde per numerosi altri palazzi ed edifici sacri di Milano: la Sala d’Oro, gravemente compromessa, verrà ricostruita con un nuovo pavimento e un soffitto a cassettoni mentre la Sala d’Argento verrà completamente rifatta in stile moderno e adibita a sala bar.

Ma vediamo meglio cosa sia questa Società del Giardino. Si tratta di uno dei pochissimi club europei ancora in attività, fondata 1783, originariamente solo con scopi di svago: mentre agli inizi ci si accontentava di giochi all’aria aperta quali le bocce, con la liberalizzazione del gioco d’azzardo avvenuta in età napoleonica, il tenore dei giochi cambierà decisamente registro. Accanto a queste attività ludiche verranno organizzate serate di “conversazione” secondo una moda settecentesca, oltre a balli e concerti. Non è difficile immaginare sfilate di carrozze tra i vari palazzi della Milano bene, con dame e cavalieri di passaggio da un ballo all’altro, da un banchetto all’altro. L’aumento del numero dei soci, salito a 300, e la sempre maggiore frequenza agli eventi organizzati costringe la Società a cercare una sede più adeguata alle sue esigenze, più ampia e più lussuosa. E tra tutti i palazzi viene scelto Palazzo Spinola. Non a caso nel 1825, in occasione della visita a Milano dell’imperatore Francesco I nel 1825, viene organizzato un grande ballo in suo onore con la presenza della Corte. Attualmente presso la sede di palazzo Spinola sono organizzati, accanto a eventi mondani, corsi di scherma ed è inoltre presente una ricca biblioteca (ovviamente riservata ai soci) frutto della collaborazione con l’antica Biblioteca della Famiglia Meneghina, ospitata nello stesso edificio della Società del Giardino, contenente la più importante raccolta di libri antichi e moderni su Milano.

http://www.societadelgiardino.it/it


  1. Fine

Siamo giunti alla fine di questa prima tappa tra i palazzi di Milano. Ma questo è solo l’inizio perché questa città sa custodire, tra le sue vie, altri gioielli architettonici che meritano di essere visti.