1. Il Naviglio Martesana
  2. Crescenzago: Villa Lecchi, Villa De Ponti, Cassina de Pomm
  3. Gorgonzola e la sua sagra
  4. Inzago: Villa Aitelli
  5. Cassano d’Adda: villa Borromeo
  6. Groppello d’Adda: “el rudun” di Leonardo

Il Naviglio Martesana scorre per 38 chilometri in un percorso che collega Milano con il fiume Adda e con il lago di Como. Un’imponente opera idraulica che è stata recentemente affiancata da una pista ciclabile che segue parallelamente il corso del Naviglio dalla sua nascita a Trezzo sull’Adda fino al suo “inabissamento” a Melchiorre Gioia sotto le strade della città.

La sua storia è storia antica e perfezionata nel tempo: fu Filippo Maria Visconti ad approvare nel 1443 un primo progetto per la costruzione di un canale per la derivazione delle acque del fiume Adda al fine di irrigare i campi, movimentare i mulini ma soprattutto permettere la navigazione. Oggi fatichiamo a ricordarcene o anche solo ad immaginarlo ma tutti i navigli erano navigabili, fino a pochi anni fa. La copertura della Martesana avvenne infatti tra 1961 e 1965.

Naviglio Martesana nel passato

Naviglio Martesana nel passato

La messa in opera del cantiere avvenne nel 147, in seguito ad un editto di Federico Sforza e nel 1471 divenne navigabile il primo tratto del Naviglio, fino alla Cassina de’ Pomm. Invece la fossa interna (la cerchia interna dei Navigli che cingeva il centro di Milano) fu raggiunta e ultimata nel 1496, ai tempi del ducato di Ludovico il Moro. Ed è in questo momento che fa la sua comparsa Leonardo Da Vinci: infatti fu proprio Ludovico il Moro a commissionare nel 1482 al genio vinciano il perfezionamento dell’opera.

L’atmosfera del Naviglio Martesana, noto anche come Naviglio Piccolo, è decisamente differente rispetto a quella che si respira dalle parti del suo fratello più mondano, il Naviglio Grande. Infatti lungo la Martesana non si incontrano locali alla moda o i ritrovi tipici degli aperitivi milanesi: altre sono le attrattive di questo corso d’acqua, come avremo modi di vedere. Il Naviglio Martesana nel suo scorrere attraversava una campagna florida, ricca di terra fertile: non a caso i terreni lungo il suo corso erano preda ambita per la costruzione di dimore destinate a soggiorni sfarzosi. Infatti numerose sono le ville che si possono ammirare durante il cammino lungo il Naviglio. Poiché citarle tutte richiederebbe uno spazio decisamente ampio, ci limiteremo a elencare le principali. Iniziamo quindi il nostro tour, risalendo il Naviglio Martesana.


Crescenzago: Villa Lecchi, Villa De Ponti, Cassina de Pomm. La prima tappa lungo la nostra risalita del corso della Martesana ci porta a Crescenzago, quartiere nella parte nord-orientale di Milano, facilmente raggiungibile con la linea verde della metropolitana.

Villa Lecchi. Costruita direttamente sulla Martesana nel XVIII secolo, all’altezza del ponte che collega via Padova con via Adriano e appartenente alla famiglia Lecchi. Nei primi dell’800 ospitò l’imperatore Francesco I: successivamente venne riconvertita a sede di stabilimento tessile dall’industriale Enrico Mangili, l’inventore dei coriandoli. Sulla facciata dell’edificio sono visibili le tracce della ruota della filanda che veniva azionata dalla corrente delle acque della Martesana.

Villa De Ponti. E’ una tra le più antiche ville che si possono ammirare a Crescenzago. Lo stile è barocco, con una pianta ad U e due ingressi simmetrici. In origine alle dipendenze della curia milanese è arrivata nelle disponibilità della famiglia De Ponti nel 1865. Luigi De Ponti, da buon imprenditore, al posto del preesistente giardino all’italiana decise di impiantare una filanda, con regolare richiesta al governo del regno Lombardo-Veneto per la costruzione di una ruota necessaria per sfruttare la forza idraulica del Naviglio Martesana.


Cassina de Pomm. In realtà è una tra le prime tappe che si incontrano risalendo il Naviglio Martesana, in via Melchiorre Gioia 194, all’altezza di Cernusco, primo hinterland milanese. A questa altezza il Naviglio Martesana termina il suo percorso all’aperto, prima di inabissarsi sotto via Melchiorre Gioia. Qui sorgeva la conca della Cassina de’ Pomm, costruita nel xv secolo, che consentiva il superamento dei due metri di dislivello per entrare in città. Cassina de Pomm’ è una tra le cascina a corte più antiche di Milano, legata ad un personaggio illustre che abbiamo già avuto modo di incontrare nei nostri percorsi cittadini: il conte Marino. ( per approfondimenti: Palazzo Marino: storia di una maledizione) La cascina è stata costruita nel XV secolo in una zona all’epoca rinomata per l’attività agricola e per i frutteti, soprattutto le mele: da qui probabilmente l’origine del nome. In virtù di questa sua posizione fortunata, divenne ben presto una preda ambita dalle famiglie facoltose dell’epoca e fu acquistata inizialmente dal conte Marino per poi passare nella disponibilità della famiglia spagnola De Leyva, in seguito al matrimonio della figlia del conte Marino, Virginia, con Martino De Leyva. E come promesso all’inizio, ecco apparire all’orizzonte Alessandro Manzoni: infatti dal matrimonio tra Virginia e il de Levya nacque Vittoria, le cui vicissitudini ispirarono il personaggio della monaca di Monza. Fu proprio la famiglia De Levya ad ampliare la struttura adibendola a luogo di villeggiatura. Nel XVI secolo Cassina de Pomm’ si trasformò in un luogo di posta per cavalli, mentre due secoli dopo divenne un albergo, sfruttandone la posizione strategica sulla strada che conduceva da Milano a Monza. Proprio in questa sua veste ebbe modo di ospitare personaggi illustri in visita a Milano: come Giacomo Casanova, lo scrittore Stendhal, il poeta Carlo Porta, ma anche Napoleone Bonaparte e Giuseppe Garibaldi. Nel XX secolo l’edifico fu adibito a osteria e dalla metà degli anni 70 fu frequentato in modo particolare da personaggi dello spettacolo, per diventare in tempi più recenti il Caffè Martesana e poi una birreria.  In corrispondenza della cascina c’è un piccolo ponte di ferro, che è il nostro secondo punto di incontro con Manzoni: era infatti questo il ponte che ha attraversato Renzo al suo ingresso a Milano. Realizzato all’inizio del XX secolo e conosciuto come il “Pont del pan fiss”, cioè il “Ponte del pane sicuro” dove per pane sicuro si intendeva un lavoro sicuro. Su queste sponde della Martesana infatti sorgeva la fabbrica di candele Bonomi che dava lavoro e, appunto, da mangiare a molti operai. Purtroppo i bombardamenti della seconda guerra mondiale distrussero anche questo ponte mentre della fabbrica è rimasta solo una parte delle mura perimetrali, che chiudono un parco pubblico. All’interno di quest’ultimo è ancora visibile un rifugio a garitta della seconda guerra mondiale. 


Continuiamo la nostra risalita lungo il Naviglio Martesana e arriviamo a Gorgonzola: inutile dire per quale prodotto sia famosa questa cittadina! Ogni Settembre qui si svolge la sagra del gorgonzola, almeno fino al 2019. Purtroppo per i ben noti motivi l’estate del 2020 non ha visto lo svolgersi del tradizionale appuntamento con i produttori di questo storico formaggio. Fortunatamente la sagra è in calendario per questo settembre, anche se con un’edizione limitata: l’accesso ai tavoli per la degustazione sarà su prenotazione e saranno presenti percorsi transennati e aree dove muoversi e sostare in sicurezza. Pur con queste restrizioni sarà possibile assaporare il Gorgonzola DOP e compiere un viaggio non solo gastronomico, ma anche di valorizzazione culturale e di elogio dei mestieri tradizionali.

Sito Ufficiale Sagra del Gorgonzola


Lasciamo Gorgonzola per giungere a Inzago: qui sulle sponde della Martesana si staglia la torre ortogonale di Villa Aitelli. Costruita nel XVI secolo su un’area che in epoca Medioevale sembra ospitasse una chiesa appartenente congregazione degli Umiliati, divenne proprietà prima della famiglia Seregni e infine, dopo altri passaggi, della famiglia Vitali. Nel 2006 la villa subì un nuovo cambio di proprietà in favore della famiglia Grossi che promosse un radicale lavoro di recupero del complesso edilizio.
Oltre alla torre, la villa dispone di un oratorio dove furono conservate  diverse reliquie di San Carlo provenienti dall’eredità di monsignore Ludovico Moneta (1521–1598) tra cui la copia della Sindone ora presso la Parrocchia. Menzione d’onore spetta al cancello della villa che permette di accedere al giardino interno e cha ha avuto il privilegio di di essere pubblicato nella Storia di Milano della Treccani.



Groppello d’Adda: per noi l’ultima tappa, dalle atmosfere vinciane. Qui ci fermiamo per ammirare “el rudun”, ossia la ruota in legno dell’antico mulino ad acqua ricostruito prima nel 1989 e poi nel 2009, seguendo i disegni originali del 1618. Questa grande ruota fu fatta costruire dal Cardinale Federico Borromeo per convogliare l’acqua del Naviglio Martesana in un efficace sistema di irrigazione. E si mormora che il disegno originale fosse appunto opera di Leonardo, dietro espressa richiesta del Cardinale. D’altronde Leonardo era affascinato dalle opere idrauliche, tant’è che gli è stata assegnata anche la paternità del famoso traghetto a Imbersago (qui l’approfondimento sul traghetto e l’Ecomuseo di Leonardo Ecomuseo di Leonardo, il famoso traghetto). Tuttavia anche nel caso del rudun di Leonardo un purtroppo inficia la storia: perché la ruota originale è stata smantellata, per non si sa bene quale ragione, nel 1800. Quindi quella che vediamo oggi è una ricostruzione, anche se come detto, eseguita seguendo fedelmente i disegni originali. Inoltre negli anni 90 è stato eseguito un nuovo intervento che ha permesso di ripristinare il sistema di sollevamento dell’acqua che consente alla ruota di continuare a girare. Infine, nelle vicinanze del ponte in stile neogotico, sono ancora presenti gli antichi lavatoi fatti costruire dall’Arcivescovo Romilli nel 1855.
Da qui potete decidere se continuare il viaggio: i più allenati e avventurosi possono proseguire su un sentiero sterrato fino a Vaprio D’Adda per visitare il Santuario carmelitano di Concesa e immergersi nell’Ecomuseo di Leonardo.

Sito del Santuario Divina Maternità di Concesa


Abbiamo tratteggiato in modo molto sommario alcune delle bellezze architettoniche che è possibile ammirare percorrendo il Naviglio Martesana. In questo percorso ci è data la possibilità di gioire tanta bellezza immersi nella natura: una natura che ha bisogno delle nostre attenzioni e delle nostre cure. Perché se è vero che siamo capaci di grandi opere che si armonizzano con l’ambiente che ci circonda, è altrettanto vero che spesso le nostre stesse opere hanno impatti distruttivi sul bene che ci circonda.

Proteggere il nostro territorio, oltre a valorizzarlo, è di vitale importanza: proteggerlo dalla nostra incuria, dalla nostra avidità e distruttività.