La Loggia degli Osii, con le sue forme eleganti ci riporta ai fasti della Milano del 1300, quando sulla scena politica inizia a brillare l’astro della famiglia Visconti destinata a ricoprire un ruolo di protagonista nella storia della città.

  1. La storia
  2. La Loggia
  3. Come arrivare
  4. Approfondimenti

La storia

Il 1300: un secolo d’oro per Milano, con una popolazione di 100.000 abitanti e un’espansione senza precedenti in ogni settore della vita pubblica e privata. L’artigianato era infatti in pieno sviluppo, soprattutto il settore della lavorazione dei metalli e dei tessuti, così come fiorenti erano l’agricoltura e l’allevamento. In aggiunta la costruzione del Naviglio Grande, oltre a migliorare l’irrigamento dei campi, portò a un notevole aumento negli scambi commerciali. Il profilo della città seguiva di pari passo il mutamento e l’aumento del benessere dei suoi abitanti, con la costruzione di residenze sfarzose e di edifici di culto: l’inizio della costruzione del Duomo da parte di Gian Galeazzo Visconti nel 1387 manifestava nel modo più tangibile proprio l’affermazione di questo fiorire della città, divenuta ducato nel 1395, e della signoria dei Visconti. La loggia degli Osii si situa proprio agli albori di questo periodo rigoglioso, illuminando al contempo la nascita dell’astro della famiglia Visconti. La costruzione della Loggia risale al 1316, sugli antichi terreni e proprietà della famiglia degli Osii, di cui mantiene ancora oggi il nome, quando alle redini del potere giunse Matteo I Visconti che proprio da Milano iniziò ad espandere il potere della famiglia su tutta l’Italia Settentrionale.

Matteo I Visconti

Matteo I Visconti

Divenuto signore di Milano, Matteo I Visconti decise che fosse giunto il momento di avere un nuovo edificio per le attività giuridico-notarili, che fosse degno dello splendore della città: fu così che affidò a Scoto da San Gimignano il progetto per la costruzione della nuova sede della Società di Giustizia. Per amore di cronaca e visto che la Loggia ne porta il nome, due parole sulla famiglia degli Osii. Era questa una famiglia di nobili milanesi che, agli inizi del XII secolo, era incaricata della raccolta di fondi necessari per far fronte alle spese delle frequenti guerre di contrasto alle incursioni straniere in Lombardia. La fortuna della famiglia Osii subì un rovescio nel 1162 con la discesa del Barbarossa e i saccheggi che ne derivarono e che non risparmiarono la loro residenza nobiliare. Quando Milano si fu riassestata, ripresero i lavori per la costruzione di nuovi edifici e il recupero di quelli danneggiati dalle truppe del Barbarossa. La Loggia degli Osii, sebbene danneggiata, venne risparmiata dai lavori di demolizione per la costruzione di un nuovo Broletto, destinato a ospitare i nuovi uffici cittadini. Abbiamo già incontrato il Broletto nelle nostre passeggiate per Milano, ma prendiamoci due righe per spiegare l’origine di questo nome così particolare, che indicava un quartiere molto esteso della vecchia Milano. Broletto, da brolo ossia prato con piante, era il termine con cui nel Medioevo si indicava un campo circondato da un muro. A Milano si distingueva, oltre al Brolo ( Verziere), anche il Broletto: un luogo aperto presso il palazzo arcivescovile, occupante un’area corrispondente grosso modo alla sede dell’attuale palazzo reale, quindi nel cuore della città, dove veniva amministrata la giustizia.

La Loggia

La Loggia degli Osii è uno dei palazzi che si affacciano su Piazza dei Mercanti, situata letteralmente a due passi da piazza del Duomo. Piazza dei Mercanti era così chiamata perché da qui si accedeva alle sei vie dedicate ai vari mercanti: Armorari, Orefici, Cappellari, Spadari, Speronari e Fustagnari (quest’ultima è l’unica via a non essere più presente). Bisogna tenere presente che nelle epoche passate vigeva il “diritto di strada” che consentiva di aprire una specifica attività nella via dei mestieri ad essi associata, impedendo al tempo stesso l’apertura di attività diverse. La Loggia degli Osii è composta da tre piani, con portici aperti al pianterreno e al primo piano, un secondo piano senza finestre aperte sulla piazza e fino al XIX secolo era dotata di una scala esterna che collegava il piano della piazza con il portico del primo piano. Sempre al primo piano, in posizione centrale, troviamo la “parlera”: un piccolo balcone ornato dagli stemmi sforzeschi di Galeazzo Maria Sforza e della madre Bianca Maria e, in posizione centrale, da quello della giustizia, ossia un’aquila che stringe una preda (forse la mitica scrofa semilanuta?) tra i suoi artigli. Proprio da questo balconcino si affacciavano il podestà e i magistrati per proclamare gli editti alla cittadinanza riunita nella piazza sottostante (da qui l’origine del nome parlera). La Loggia degli Osii fu tra le prima costruzioni cittadine a trarre vantaggio dall’apertura al commercio del Naviglio: infatti, grazie a questa nuova via di comunicazione, fu possibile utilizzare per la costruzione della Loggia materiali molto più pregiati, come il marmo e la pietra, rispetto al tradizionale cotto. Fu così che la Loggia degli Osii assunse quelle sembianze che ancora oggi la fanno spiccare tra tutti gli edifici della piazza dei Mercanti, con quella alternanza di fasce bianche e nere del suo paramento, chiaramente debitrice dell’influenza delle architetture gotiche genovesi. A voler dare credito ai pettegolezzi dell’epoca, sembra che la scelta del rivestimento “alla genovese” fosse un omaggio di Matteo I Visconti alla nuora Valentina Doria, della Casata ghibellina reggente la città ligure, andata in sposa al figlio Stefano. Insomma un gesto simbolico, dalla forte valenza politica, in onore dell’amicizia e del patto di alleanza tra la Signoria di Milano e la Repubblica di Genova. Sempre parlando della facciata della Loggia degli Osii, sono qui presenti due ordini di arcate: a tutto sesto a piano terra e a sesto acuto al primo piano. All’ultimo piano si aprono invece cinque trifore che ospitano le copie delle 9 statue realizzate nel secondo decennio del Trecento dai maestri campionesi, in particolare da Ugo da Campione e dal figlio Giovanni. Al centro troviamo La Madonna in trono col Bambino mentre nelle trifore laterali trovano posto i santi maggiormente venerati della città: Stefano, Agostino, Lorenzo, Dionigi, Caterina, Giovanni Battista, Pietro e Ambrogio. Nel corso del 1300 i portici della Loggia degli Osii ospitavano attività fiorenti e rigorosamente disciplinate da editti specifici: sotto le volte del lato sud esercitavano la loro attività i cambiavalute mentre i lati nord e ovest erano destinati ai notai.

La Loggia degli Osii trascorse i primi tre secoli di vita senza subire danni: il primo intervento di restauro è infatti dei primi del ‘600 quando si dovettero sostituire le colonne del portico del piano terra con colonne tuscaniche, distinguibili da altri tipi di colonne in quanto mancanti dei classici capitelli. Tuttavia questo periodo di fortuna venne pesantemente controbilanciato negli anni successivi da una serie di seri incidenti, il primo dei quali nel 1644 quando un vasto incendio che distrusse il portico di Azzone e la Porta degli Orefici, ossia gli edifici vicini alla Loggia degli Osii, danneggiò anche il coronamento sopra le arcate del primo piano della Loggia stessa. Anche la successiva costruzione del nuovo palazzo delle Scuole Palatine comportò un sacrificio per la Loggia, che si vide privata dell’arcata di risvolto verso la Porta degli Orefici e di metà della sua lapide dedicatoria. Per quanto riguarda la destinazione d’uso della Loggia, non andò incontro a mutamenti nel corso dei secoli, fatta eccezione per un locale al suo che, sul finire dei Seicento, venne adibito ad uso delle ‘Poste Regie’. Come se gli infausti incidenti degli anni precedenti non fossero stati sufficienti, si ebbe la brillante idea di rimettere mano al coronamento che fu quindi rifatto senza alcun rispetto per le forme antiche, ad eccezione delle tre nicchie centrali che furono miracolosamente risparmiate. Sul finire del ‘600 si mise mano un altro intervento a carico delle colonne del pianterreno che vennero definitivamente sostituite con colonne in granito per evitare il collasso della Loggia degli Osii.

Intanto con il passare dei secoli il degrado aveva sostituito il fasto e lo splendore della Milano del ‘300: come già abbiamo avuto modo di vedere in altri approfondimenti, la zona del Broletto divenne famosa per le case di piacere e le numerose taverne in cui il gioco d’azzardo era una delle attività preferite della disperata umanità che popolava queste strade. Anche la nostra Loggia degli Osii fu di tale degrado, conseguente anche all’abbandono delle antiche magistrature e nel 1797 fu venduta dalla Repubblica Cisalpina al privato cittadino Gaetano de Magistris. Il XIX secolo fu il periodo peggiore per la Loggia degli Osii: Poste Regie si resero infatti responsabili di uno scellerato intervento a carico della Loggia richiedendo l’autorizzazione per eseguire dei lavori nel palazzo, allo scopo di ricavare delle stanze ad uso abitativo destinate ai propri dipendenti. Sembra superfluo dire che tale richiesta venne prontamente accettata. Fu così che le cinque arcate del piano superiore vennero murate e lo spazio ricavato venne suddiviso, con muri trasversali ed impalcati, in modo da ottenere dieci camerette, posizionate su due livelli. Inoltre in ogni arco murato furono aperte, una sopra l’altra, due finestre, per dare luce alle singole stanze. Dopo una breve parentesi in cui la Loggia degli Osii fu proprietà privata, nel 1806 tornò di proprietà pubblica con l’acquisto da parte della Camera di Commercio che ne riadattò gli interni, con pesanti interventi eseguiti nel 1809 dall’architetto Luigi Canonica. Contestualmente la scala medioevale esterna venne definitivamente eliminata in quanto ormai inservibile e le arcate del portico al pianterreno furono chiuse con vetrate. Fortunatamente alla fine del’800 venne promossa dall’architetto Luca Beltrami una pubblica sottoscrizione per il restauro della Loggia, con l’intento di riportarla al suo stato originario. I lavori iniziarono nel 1904 e furono finanziati dalla contessa Maria Scanzi-Osio, in memoria del defunto marito generale Giuseppe Osio e della sua famiglia cui venne destinata una lapide commemorativa, tuttora visibile, in facciata. I restauri, affidati agli architetti Giovan Battista Borsani e Angelo Savoldi con la collaborazione dell’ingegnere Piero Bellini, comportarono la demolizione del frontone e la sostituzione dei pilastri secenteschi alla base del portico, riportando così la Loggia degli Osii alle sue linee antiche, conferendole l’aspetto che ancora oggi è possibile apprezzare.

Come arrivare

La Loggia degli Osii è facilmente raggiungibile in meno di 15 minuti dalla sede di International Residence in via Gustavo Modena 4 con la linea 1 della Metropolitana dalla fermata Palestro a 800 metri di distanza.

Approfondimenti

Beni culturali Lombardia: Loggia degli Osii

Santa Maria presso San Satiro e il Broletto

La colonna del Verziere e la scrofa semilanuta